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settembre 2013
THAILANDIA³
l'isaan: passaggio a nord est

terra di confine dove i mondi lao e thai si incontrano e si fondono, affini ma pur sempre diversi, la vasta regione del nordest thailandese è composta da ben 19 province e popolata da oltre 20 milioni di persone.


delimitata a nord e ad est dal corso del mekong, oltre il quale si estende il laos, e a sudest dal confine cambogiano, è una zona interessante dal punto di vista etno-antropologico per la composizione demografica che la distingue dal resto della thailandia, con la maggioranza lao parlante la lingua isan, un dialetto laotiano, cui si affiancano minoranze khmer e vietnamite. anche se l'annessione al regno siamese è datata fine '700, la regione dell'isaan è riuscita nel tempo a mantenere la sua peculiarità quando non una costante distanza dal siam propriamente detto. le ristrettezze economiche e il suo carattere troppo poco thai hanno portato il governo di bangkok a percepire il nordest come una potenziale fucina di guerriglieri e ribelli comunisti, orizzonte più che mai nefasto per la corona siamese. e così, al fine di scongiurare tale inammissibile deriva socialista entro i propri confini, a partire dagli anni sessanta re e parlamento hanno caldeggiato l'instaurazione di numerose basi militari americane nelle varie korat, nakhon phanom, udon thani, nakhon sawan e ubon ratchathani, a sostegno della campagna di “liberazione” - leggasi distruzione- del vietnam. se da una parte la propaganda filo-occidentale continua a voler vedere nella presenza dell'usarmy il motore dello sviluppo di questo pezzo dimenticato di sud-est asiatico, che grazie alla presenza yankee si sarebbe per la prima volta avvicinato al modello americano e alla sua infallibile ricetta per la felicità, molti sono consapevoli che proprio ai soldati americani, che qui cercavano ristoro dopo le mortifere trasvolate per i cieli laotiani e vietnamiti, si deve l'incremento stratosferico del fenomeno della prostituzione in thailandia, una piaga che avvelena tuttora la società e che prolifererà indisturbata fintanto che continuerà a riempire di baht-dollari le tasche giuste.
la tristezza abominevole della situazione si commenta da sola.


pur se negli ultimi secoli gli effetti della graduale ma costante influenza thai si sono fatti alquanto visibili, l'isaan conserva ancora la sua specificità linguistica, culinaria e culturale che ne fa una meta originale e piacevole da esplorare. 

l'agricoltura, e di preciso la coltivazione dell'onnipresente riso glutinoso (sticky rice), è tuttora il settore trainante dell'economia regionale, pur se le cose stanno cambiando anche in quella che è storicamente tra le aree più povere del paese. l'amministrazione centrale ha di recente investito nella modernizzazione delle infrastrutture per attenuare il divario col resto della thailandia e oggi le città appaiono più o meno le stesse che altrove, fiorenti e pure industrializzate per gli standard del sudest asiatico. fuori però è un'altra storia: l'isaan rurale è una delle ultime casseforti della tradizione contadina delle origini nella thailandia moderna, custode di desueti quadretti pastorali, di scene d'altri tempi, di ritratti di clan familiari allargati, cui i giovani emigrati nella frenetica modernità di bangkok fanno ritorno per una visita alla madre nel sonnolento villaggio della loro infanzia, sperduto nel bel mezzo del tappeto di risaie dell'altopiano di korat.


l'atmosfera qui è lontana anni luce da quella delle destinazioni dei pacchetti vacanza. il ritmo dell'isaan è il passo lento e naturale della thailandia che piace a noi. questo è uno degli angoli del paese, sempre più rari purtroppo, dove la vita scorre secondo logiche che non sono sottoposte al materialismo sfacciato del tourism business, dove la gente non è avvezza a incappare in un falang per strada, i bambini ti fissano curiosi e amichevolissimi “hello” ti piovono addosso a destra e a manca. 
in effetti in giro di turisti se ne incontrano davvero pochi, i locals sono oltremodo splendidi, i prezzi bassi e la cucina un bijoux. essendo noi forchette, o meglio cucchiai e chopsticks, per nulla timide, ci sfondiamo di delizie lao-thai, chè lo street food da queste parti è tra i migliori al mondo, col suo blend di specialità laotiane, tradizione thai e sempre benvenute interferenze vietnamite.

una delle cose che preferiamo della thailandia sono per l'appunto i mercati.
ce n'è per tutti i gusti, da quelli galleggianti, dove tutto si svolge in barca, agli innumerevoli mercati di strada sparsi per le vie di qualunque città, piccola o grande che sia. si può scegliere tra quelli aperti tutto il giorno, quelli mattutini che aprono alle 5 e alle 9 sono già un ricordo, quelli mattutini ma non così mattinieri che aprono alle 8 e chiudono verso mezzogiorno, quelli pomeridiani, quelli serali in attività dalle 17 alle 21 e quelli notturni che chiudono verso le 2 passate. insomma ce n'è per un after di 24h! più o meno dovunque, soprattutto verso l'ora di cena, spuntano un metro sì e l'altro anche centinaia di bancarelle con ogni ben di dio. i night market poi sono sempre una gioia per occhi e palato e l'isaan non è un'eccezione: zuppe di verdura, pesce o carne, papaya salad, riso in mille salse e idem per gli spaghetti, carne e pesce, sushi, involtini primavera, spiedini fritti, al vapore o alla griglia, qualsivoglia frittume esista al mondo, insalate di pesce, di pollo, di verdura, frutta a go-go già tagliata e pronta da mangiare, uova, frittate e similcrepes dolci o salate, waffles, panini, l'immancabile sezione di insetti fritti, zampe di gallina, pelle di pesce e interiora di qualche povero cadavere, montagne di dolci, caffè, the verde, the bianco, the al crisantemo, frullati e centrifughe di frutta, succo di aloe, spesso pure pasta e pizza e, dulcis in fundo, sticky rice alcolico avvolto in una foglia di banano venduto da donnine coi denti nerissimi di noce di betel. il tutto per strada, spesso con un bel po' di tavolini per riempirsi la pancia in comodità, quasi sempre circondati di negozietti thai-cinesi con adorabili nonne incartapecorite che vendono birrette fresche.

loro sono decisamente carnivori, ma si trova sempre qualche prelibatezza veg ed è facile chiedere ai cuochi di estromettere carne e pesce dalla pietanza che più si gradisce, anche se spesso questo significa vivere scene talvolta esilaranti come quella qui di seguito descritta.
una sera a cena ci avviciniamo a uno dei ristorantini ambulanti di nong khai e ordiniamo un riso con le verdure e una veg noodle-soup. il tizio sorride e illustra alla dolce mogliettina ai fornelli cosa deve prepararci, poi ci guarda, non riesce proprio a trattenersi e sbotta: ma sicuri di non volere neanche un po' di carne?? un ovetto? niente?
poi la conversazione continua più o meno come segue:
noi: no, no.. così è perfetto! grazie mille, tutto a posto..
tizio: ma perchè? un po' di pollo?
n: no, no.. noi non mangiamo carne, grazie.
(e fin qua ordinaria amministrazione nell'asia dei carnivori, ossia fuori dal sub! solo che lui è pesantemente turbato e non riesce a farsene una ragione.)
t: ma da dove venite?
n: italia
t: oddio, ma in italia nessuno mangia carne? (con l'espressione più schifata che umane fattezze possano esprimere, manco gli avessimo detto che a casa nostra siamo tutti coprofagi)
n: macchè! tutti mangiano carne: pollo (la sua espressione allarmata si distende), mucca (comincia a riprendere colorito), maiale (tira un sospiro di sollievo), coniglio (si rasserena), capra (è felice), cavallo (è raggiante), tacchino (ora il suo volto è pura gioia) e pure uccelli, lumache, gatti etc!
t: ah, grazie! mi ero davvero spaventato!
grazie zio. alla prossima!

dopo qualche giorno di rito nella capitale, perchè BANGKOK è sempre un più che degno bentornato, andiamo a KHORAT (NAKHON RATCHASIMA), città tra le più grandi del paese, dove la quasi totale assenza di turisti, l'estrema piacevolezza della gente, l'ottima cucina dei night market e la bella atmosfera che si respira dopo il tramonto lungo la via centrale, gremita di skaters e breakdancers, ci intrattengono per un po'. poco lontano si trova il tempio di PHIMAI, tra le reliquie khmer meglio conservate della thailandia, insieme al suo omologo di phanom rung. datato tra XI e XII secolo, non sarà l'angkor wat, ma è un luogo davvero incantevole. da khorat ci spostiamo a UBON RATCHATHANI dove ci attende il primo approccio al mekong. anche qui passiamo le serate a pasteggiare nel godurioso mercato notturno e poi a smaltire la cena passeggiando per il piacevole mercatino adiacente che espone artigianato, gioielli, vestiti etc. da ubon proseguiamo verso nord lungo le sponde del mekong che marcano il confine laotiano e raggiungiamo la piccola e gradevole MUKDAHAN, dove oltre al night market c'è pure il famigerato indochina market che vende le chincaglierie più improbabili a costo quasi zero. ultima tappa prima di passare il confine è NONG KHAI sulla sponda opposta del mekong, proprio di fronte a vientiane. la differenza col resto dell'isaan si coglie subito. siamo ricatapultati nella thailandia turistica, essendo nong khai al centro delle rotte migratorie dei viaggiatori che si spostano da o verso il laos, ma è sempre possibile stare al largo dai costosissimi ristoranti per turisti o dai bar che attirano la clientela maschile falang mettendo in mostra conturbanti fanciulle parzialmente svestite.

daje, che si va in laos..


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