17
marzo - 12 giugno 2013 – NEPAL²
·parte
seconda·
BANDIPUR
e RAMKOT
bandipur
è un magnifico borgo newari, arroccato in splendida posizione sulla
cima delle colline che sovrastano dumre, un paio d'ore di autobus a
ovest di pokhara. fu parte del regno magar di tanahun, di cui palpa
era la capitale, fino a quando il territorio in questione venne
massicciamente popolato dai newari della valle di kathmandu, che vi
si trasferirono nella seconda metà del '700 in seguito alla
penetrazione degli eserciti di prithvi narayan shah nell'area
dell'odierna capitale nepalese. deliziose case tradizionali in legno
e mattoni fiancheggiano gli affascinanti vicoli acciottolati e
pittoresche botteghe porticate, le case-negozio dei commercianti di
tessuti newari, si succedono fianco a fianco nella zona del
balabazar, a testimonianza del tempo in cui bandipur era un
importante punto di sosta per i mercanti che percorrevano l'antica
via commerciale tra india e tibet. il cuore del villaggio ruota
intorno alla piazzetta del tempio di bindyabasini, proprio in fondo
alla via centrale, dove sorge anche la biblioteca di padma, uno degli
edifici più raffinati e apprezzati. molti altri tempietti sono
disseminati nei dintorni, come il piccolo santuario di ganesh,
nascosto tra alberi giganteschi e fiabesche casette cinte da mura di
pietra e raggiunto da sconnessi gradini lastricati, o il mandir di
khadga devi, sacro custode della spada reale di mukunda sen, eroico
sovrano di palpa, cui si accede tramite un'altra scalinata di pietra
che s'arrampica sulla cima della collina alle spalle del tempio di
bindyabasini.
bandipur
attira molti turisti, tra cui anche qualche comitiva numerosa e forse
un po' troppo invadente con la macchina fotografica, ma la gente è
cordiale e sorridente e i prezzi ancora onestissimi. e poi nei vicoli
più appartati, lontano dalla via principale coi suoi ristoranti e
negozi di souvenir, pare quasi di viaggiare indietro nel tempo, come
del resto accade in tutti o quasi i villaggi nepalesi per cui siamo
passati: le donne macinano le lenticchie a mano con un disco di
pietra, gruppi di anziani siedono nel cortile del tempio intonando
canti sacri, bimbetti buffi e sorridenti portano le capre al pascolo
e semi di senape, chicchi di riso e peperoncini seccano al sole
lungo la strada.. la bellezza serena di questo mondo da fiaba è resa
ancora più surreale dall'architettura spettacolare che la incornicia
e dalle colline che la avvolgono tutto intorno, digradando in
terrazze infinite di mille sfumature gialle, rosse e verdi.
in
più nelle vicinanze di passeggiate da fare ce n'è per tutti i
gusti. con pochi agevoli passi dal centro si raggiungono i limiti del
villaggio e la rani ban, la foresta della regina, tundikhel, la
spianata dove si riunivano i mercanti in viaggio per contrattare i
prezzi delle merci, o tin dhara, le tre fontane dove quotidianamente
si recano ciarliere orde di donne con prole al seguito per lavarsi,
pulire pentole e stoviglie o fare il bucato. oppure ci si può
spingere un po' più in là verso il tempio collinare di thani mai o
i vari punti panoramici che regalano belle vedute dell'himalaya.
infine
qualche ora di cammino consente di visitare le grotte e i villaggi
delle valli circostanti. noi andiamo a ramkot, fascinoso insediamento
magar in una zona alquanto isolata in cui è difficile arrivare se
non a piedi e che perciò è pressochè immune al tempo che passa. ci
sono ancora alcune delle tradizionali dimore circolari di pietra e
gli abitanti conservano uno stile di vita del tutto estraneo ai
meccanismi del global-capitalismo alla deriva che governano il mondo
e se ne stanno felicemente sospesi in un epoca che non c'è più.
POKHARA,
PAME e KAULE
se
da un lato pokhara è come al solito il posto giusto per rilassarsi,
dormire un po' e approfittare della dovizia di opzioni gastronomiche
e comodità tecnologiche altrove meno accessibili, dall'altro però
sta diventando decisamente troppo turistica e a dir poco costosa.
d'altronde c'era da aspettarselo dalla meta più visitata del nepal,
che negli ultimi vent'anni ha subito incessanti mutamenti in senso
oltremodo commercialoide conditi da più di qualche scempio. resta il
fatto che è comunque un peccato assistere al drastico assottigliarsi
del numero delle tavernette tradizionali e economiche e alla
demolizione sistematica delle piccole guest house a buon mercato per
fare posto a mega-alberghi e ristoranti che servono la solita
indecente bistecca fumante.. e poi i prezzi di tutto o quasi sono
vertiginosamente alti rispetto al resto del paese, tanto che oramai
tocca faticare per rimediare un po' di frutta senza dissanguarsi e
all'ora di pranzo conviene incrociare le dita sperando che non
abbiano raso al suolo il piccolo ristorantino all'angolo che serve
deliziosi momo a 40-50rs, un vero daal bhat tarkhari all-you-can-eat
per 120rs e l'immancabile thumba per 80-100rs al massimo. 10 anni
ancora e pokhara è spacciata, per dirla con un eufemismo,
sprofondata in un girone infernale di asfalto, pacchetti vacanza,
aria condizionata e pizzerie, nella peggiore tradizione del
neocolonialismo da agenzia di viaggi.
certo il phewa tal è sempre
tranquillo e col bel tempo davvero incantevole, nonostante l'ansia da
colata di cemento che dimostrano le autorità lastricando sezioni
sempre maggiori del camminamento lungolago. meno male che si possono
ancora fare delle gran passeggiate sulle colline circostanti, a zonzo
per i villaggi adorabili del distretto di kaski, molto meno invasi
dal turismo di massa e dalla spersonalizzante tabula rasa che questo
lascia dietro di sè al suo passaggio. e almeno la peace pagoda,
sarangkot o panchase regalano ancora panoramiche memorabili
dell'annapurna all'alba.
noi anche stavolta andiamo a pame (GRAZIE A
MANJU!!) e ci rilassiamo qualche giorno a suon di scampagnate lungo
il fiume tra bufali ruminanti e contadini in ammollo nel fango fino
alle ginocchia, intenti a lavorare la terra delle risaie con aratri
d'altri tempi trainati da possenti sacri bovi. e poi a kaule, che è
sempre favolosamente pacifica e intrisa di quell'atmosfera da mondo
fantastico che ci solletica tolkeniane associazioni con la contea di
bilbo e frodo. il tempo corre e le giornate di bel tempo
scarseggiano, ma quando non piove l'annapurna e il machhapuchhare
risplendono immensi contro il cielo blu. e poi si parte in direzione
sud lungo la siddharta highway..
TANSEN
e BHAIRAB STHAN
questo
è decisamente uno dei posti più meravigliosi del nepal, almeno
secondo noi. la città è un incanto di ripide viuzze acciottolate,
gremite dei soliti magnifici edifici tradizionali, vestigia del
grandioso regno di tanahun o eredità dell'attività commerciale dei
mercanti lungo la rotta india-tibet: casette newari, fontane
pubbliche e bacini sacri, botteghe pittoresche, ristorantini tipici e
immancabili templi pittoreschi, come il bellissimo mandir
ottocentesco di amar narayan, che ricordiamo sia per le raffinate
decorazioni intagliate che per i festeggiamenti matrimoniali in
grande stile in cui incappiamo con molto piacere.
oltre
al fascino carismatico di cui la città è ammantata in ogni via, ciò
che rende tansen davvero unica è la quasi totale (e inspiegabile)
assenza di turisti che, unitamente all'animo gentile e accogliente
della sua gente e ai prezzi abbordabilissimi, contribuisce a
mantenere intatta la genuina e autentica atmosfera nepalese altrove
assai rara. e, dovunque ci si spinga girovagando fuori città, i
dintorni offrono paesaggi mozzafiato fin dove occhio può vedere e
colline incantate tra le più splendide dell'arco himalayano.
da
tansen andiamo al mandir di bhairab sthan con una agevole camminata
di 9km attraverso sonnolente contrade e villaggetti newari. è
sabato, giorno di sacrifici, e folle bibliche se ne stanno accalcate
in file interminabili lungo la scalinata che sale al tempio sulla
cima della collina, con galli sottobraccio e capre al guinzaglio,
offerte da immolare a bhairab per ingraziarsi la benevolenza
dell'iroso aspetto di shiva.
in nepal infatti, in occasione di
numerose festività, per propiziare eventi importanti o anche solo
per assicurarsi il favore divino nella vita quotidiana, scorrono
ovunque o quasi copiosi rivoli di sangue animale, che imbrattano le
spianate antistanti i templi e tingono di rosso l'erba dei cortili.
noi osserviamo curiosi in disparte e ogni tanto qualche rotolante
testa mozzata ci riporta all'attualità di tali interessanti
consuetudini socio-culturali-cultuali e all'intramontabile
attaccamento popolare per questa pratica rituale millenaria, che nei
secoli ha nutrito col sangue il fervore religioso nepalese.
RANIGHAT
e RIDI BAZAR
una
delle passeggiate più famose da tansen è quella verso il palazzo di
ranighat. in circa 5-6h tra andata e ritorno si scende lungo una
ripida vallata seguendo ampi gradini lastricati facilmente
percorribili. una volta giù ci si addentra nella verdeggiante
foresta a fondovalle e si attraversano pittoreschi villaggetti
sperduti tra boschi e risaie fino a che si raggiunge il punto in
cui il torrente si getta nel sacro kali gandaki. proprio lì sorge un
altro minuscolo villaggio con poche case e un paio di taverne per
sfamare i rari visitatori che si spingono sin qui. e di fronte, sulla
riva orientale del fiume, se ne sta questa singolare visione di blu e
di bianco che nessuno mai si
aspetterebbe di veder spuntare dalle foreste himalayane.
il
ranighat durbar è un edificio tardo ottocentesco in stile
neoclassico, dal sapore decisamente europeo, eretto dal sovrano rana
khadga shamsher in onore della sua adorata moglie defunta e
progettato da architetti inglesi di calcutta. in sé non sarebbe
granchè ma la location fluviale e immersa in un contorno di dolci
colline e foresta quasi impenetrabile, complice anche l'assenza di
strade vere e proprie per arrivarci e il ponte di corde che
attraversa il kali gandaki, lo rendono un luogo davvero unico e
suggestivo.
dopo
di che facciamo un salto anche a ridi bazar, città sacra posta sulla
confluenza tra il kali gandaki e ridi khola e sede del veneratissimo
mandir di rishikesh, sempre affollato di devoti vishnuiti in
pellegrinaggio. orde variopinte di donne portano piccole giare colme
dell'acqua sacra e offrono al dio le loro puje floreali mentre i baba
cantano inni a rama e krishna. il paesino è incantevole, fitto com'è
di stradine acciottolate di grande atmosfera e vicoli deliziosi che
scendono al fiume costeggiando alte case porticate di mattoni. di
turisti manco l'ombra, infatti i bimbetti ci seguono curiosi dentro i
negozi e le case da thé e gli anziani ci rivolgono come sempre
saluti gioiosi e festanti benedizioni.
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