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16 dicembre 2011 – 3 gennaio 2012, KRABI

la provincia di krabi è celebre per le sue magnifiche coste e isole ed è tra le mete thai predilette dal turismo da spiaggia. krabi town non si trova sul mare ma, in quanto punto di partenza alla volta di cotanti gioielli balneari, è spesso stracolma di turisti che ingannano l'attesa pre-imbarco bazzicando la moltitudine di pub, discobar, ristoranti e negozietti "farang- style" del centro (dicasi "farang-falang" in thai, leggasi "bianco/a di razza caucasica" o, per estensione, tutto ciò che è occidentale). pur se i nostri interessi hanno cessato da tempo di coincidere con quanto sopra (in fondo se siamo qui è per conoscere la thailandia, il suo popolo, la sua storia e cultura, e non certo per fare dei nostri giorni thai un'infelice riedizione delle consuetudini occidental-nostrane), troviamo presto il giusto feeling e l'amabile krabi finisce per conquistarci a suon di ammalianti mercati notturni, levatacce all'alba al fin di perlustrare in lungo e in largo uno dei mercati coperti più estesi del sud, passeggiatone nel silenzio meditabondo del wat oppure sul lungofiume, rimirando da lontano il simbolo della città (khao kanap nam: due montagne di roccia che torreggiano una di fronte all'altra sulle due sponde opposte del maenam krabi), serate incantevoli a girovagare per i festival multicolori che animano il centro, tra mercatini di artigianato locale, l'offerta più variegata che mai di specialità gastronomiche, lunapark caserecci con giostrine fai da tè, musica, spettacoli di cabaret etc...


passano i giorni, le settimane, e la nostra voglia di mare è destinata a restare pressochè inappagata (in spiaggia, nella vicina ao nang, ci andiamo sì e no un paio di volte), perchè il tempo lo dedichiamo a stimolanti letture da canapè, vagabondaggi rilassati e stuzzichevolissime lezioni di cucina thai, finchè un bel giorno decidiamo che è giunto il momento di puntare a nord, in direzione della valle del chao phraya, magari con un'opportuna deviazione verso qualche lido assolato..

::: RITORNO IN THAILANDIA :::


10 dicembre – 15 dicembre 2011, SATUN e TRANG

secondo soggiorno in terra siamese, questa volta si parte dal sud-ovest..
scesi dalla barca che ci ha traghettato al thammalang pier dal porto malese di kuala perlis facciamo un salto indietro nel tempo (il fuso orario ci regala un'ora), salutiamo la thailandia dissetandoci con l'ennesimo succulento ananasso, ci ristoriamo alla penombra provvidenzialmente ariosa dei portici e quindi, sotto il cocente sole meridiano, saliamo sul primo songthaew diretto a satun. restiamo in città per un paio di giorni per poi risalire la costa per un centinaio di km circa fino a trang.



in entrambe ci attende ciò che ha da offrire la classica città thai: wat, templi cinesi, variopinti mercati odorosi di giorno e di notte, negozi, bancarelle, venditori ambulanti etc.. e poi, a satun soprattutto, come del resto in tutto il profondo sud a maggioranza musulmana e malay, anche l'altra thailandia, quella delle moschee, delle donne velate, degli uomini con sarong e songkok..
a questo punto ci viene una gran voglia di mare e, dato che un soggiorno insulare produrrebbe un eccessivo prosciugamento delle nostre finanze residue, optiamo per krabi town e poi chissà...

27 ottobre – 9 dicembre 2011, MALAYSIA2



ce ne voliamo via dall'incombente inverno sudkoreano, golosi come non mai di sole tropicale, di tonnellate di frutta esotica, di delizioso kopi (caffè) sino-malese, ma soprattutto di un'epocale abbuffata multietnica in un qualunque hawkers center o food court, onnipresenti in quest'angolo d'asia (= vie, piazzette o aree coperte, outdoor o indoor, con uno spazio comune zeppo di tavoli e una serie, più o meno infinita, di bancarelle, ambulanti o stand in cui fare incetta a prezzi imbattibili di una gran varietà di cibo delizioso -malese, cinese, indiano, thai, giapponese, western etc etc- MERAVIGLIA!)...


KL - altri tre giorni nel caos dell'"estuario di fango", dedicati a quanto avevamo tralasciato nella nostra prima visita alla capitale malese: su tutto lo splendore delle batu caves, imponenti grotte-tempio in cui gli hindu hanno creato nella roccia calcarea uno spettacolare complesso di santuari, cui si accede attraverso 272 gradini affollati di scimmie voraci, che dal basamento della maestosa statua del dio guerriero murugan s'inerpicano fino all'ingresso. e poi una passeggiata di rito all'ombra delle petronas towers, le famose torri gemelle alte 450 m, costruite secondo le tecniche dell'ingegneria più avveniristica ma con richiami a schemi e motivi geometrici tipici dell'architettura tradizionale musulmana e densi di simbolismo religioso islamico.


johor bahru - l'estremo sud della penisola malese, a un passo da singapore..

♫ ♪ "singapore, vado a singapore!.." ♪ ♫ passeggiata nella città del leone - per raggiungere singapore da JB non dobbiamo che attraversare il ponte che le separa a bordo di un bus, che ci scarica gli immigration check-point per le formalità doganali, e poi dalle woodlands raggiungere la parte opposta dell'isola dove si trova il centro della città-stato. dalla stazione di victoria street il nostro lungo itinerario si snoda prima attraverso little india, al solito pittoresca e colorata, animata dalla musica che da ristoranti e negozi si riversa per le strade, intrisa degli aromi di spezie e incenso e costellata di templi tamil e non solo; continua poi verso marina bay e il quartiere coloniale, dal sapore euro-britannico, coi suoi edifici neoclassico-vittoriani di londinese memoria che ospitano municipio, parlamento, teatri, hotel di lusso, musei, chiese e poi il riverside coi quay e l'esplanade; quindi verso l'adiacente distretto commerciale-finanziario, i tanti grattacieli futuristici e le strade colme di incravattatissimi businnessman asiatici e occidentali, che incrociando le loro traiettorie nell'inarrestabile formicolio della svizzera d'asia; e infine termina a chinatown, a spasso tra templi buddhisti e taoisti, mercati e vie porticate dense di negozi.. alla fine di questa lunga giornata, in cui abbiamo in realtà potuto assaggiare solo parte di quanto la città ha da offrire, facciamo ritorno alla stazione in metropolitana e poi via, di nuovo verso la malesia.
anche a singapore quindi ritroviamo il cocktail multiculturale malese, però stavolta a maggioranza cinese e con tenore di vita decisamente superiore. benchè si possa apostrofare la città del leone con i più o meno felici epiteti di "disneyland con la pena di morte" o "unico centro commerciale del mondo con un seggio alle nazioni unite", noi preferiamo invece ricordarla per il suo mosaico multietnico, il melting pot culinario, il collage di facce cinesi, malesi, indiane, ma anche filippine o mediorientali etc, per il profilo dei minareti che svettano accanto ai gopuram dei templi tamil, per le pagode cinesi incastrate tra i negozi di little india, per le chiese delle più diverse confessioni disseminate un po' ovunque...


melaka - meravigliosa città patrimonio dell'unesco, cui si deve il nome della porzione di oceano indiano tra i mari delle andamane e cinese meridionale e tra sumatra e le coste malesi. luogo di piratesca memoria e di piratesche suggestioni, la cui storia è la storia dell'intera nazione, in cui ogni mattone pare evocare le vicende affascinanti di questo pezzo d'asia, abitato da popoli meravigliosi e conteso da portoghesi, olandesi, inglesi e giapponesi, crocevia di rotte commerciali, culturali e religiose, testimone di tante umane peregrinazioni: splendidi il centro storico con la "red square", le vie affascinanti di chinatown, il coloratissimo lungofiume e le case tradizionali del kampung..


ipoh – un giro in città e soprattutto tra gli incantevoli cave temples (templi nelle grotte) cinesi, nascosti tra le montagne nei dintorni di ipoh, custoditi nelle profondità di rinfrescanti caverne calcaree..


cameron highlands - qualche giorno sulle colline (1500 m s.l.m.), lontano dal caldo soffocante delle coste, tra giungla impenetrabile, piantagioni di the, campi coltivati, fattorie e serre che provvedono al fabbisogno ortofrutticolo di gran parte dello stato..

penang – è una graziosa isola a nord-ovest, connessa da un ponte alla terraferma, il cui cuore è rappresentato dalla nostra città malese preferita, l'incantevole georgetown: anche qui è piacevole perdersi nel quartiere coloniale e tra le vie di little india e chinatown.. la sua atmosfera però ci ha conquistato molto più di quella da metropoli della sorella singapore, e il suo patrimonio storico-architettonico davvero eccezionale vanta i templi cinesi più belli che ci sia capitato di vedere, vivaci mercati, un piacevole lungomare e tanto altro. è interessante anche fare un giro tra le spiagge e i villaggi di pescatori a nord dell'isola, allo snake temple, dove si dice che nell'800 un monaco e guaritore cinese abbia dato rifugio ai serpenti della giungla, i quali hanno iniziato poi a popolare spontaneamente il santuario (oggi più che altro è una commercialissima attrazione turistica, ma si possono comunque ancora vedere le verdi vipere malesi adagiate qua e là), oppure all'affascinante kek lok si, uno dei più gradi templi buddhisti del sudest asiatico con la colossale statua (36 m circa) di kuan yin, dea cinese della misericordia..


malaysian cub prix – esplanade, georgetown (penang) - 3/4 dicembre 2011 - con nostro sommo gaudio capitiamo a penang proprio quando è in programma questo weekend di bagarre su 2 ruote: basta sostituire i prototipi della motogp con coloratissimi motorini asiatici 115 e 130cc per ritrovarsi in una sorta di mugello in miniatura, con tanto di parco chiuso, box allestiti lungo il perimetro murario del fort cornwallis (noi abbiamo salutato piloti e meccanici dai finestroni del museo della fortezza) e miriadi di tifosi aggrappati alle reti di protezione lungo tutto il circuito. qui però le tute sono vecchie e a dir poco logore e gli attrezzi usurati, ma si respira ancora quell'atmosfera genuina e autentica che forse appartiene ormai al passato del motomondiale, quando si trattava un po' meno di luci, sponsor miliardari e primedonne da formula uno e più di passione pura, di quella che lascia il segno, come quello delle gomme sull'asfalto dopo una derapata fatta come si deve... (...ciao sic!...)
ah! e in più tutto rigorosamente gratis!


alor setar - una tappa veloce lungo la strada che ci porta a nord..

kuala perlis - piccolo villaggio portuale incastonato all'estremo nord-ovest della penisola, a un tiro di schioppo dalla thailandia. un'assolata domenica mattina ci presentiamo sul molo in cerca di un pescatore che ci traghetti a satun, cittadina thai appena al di là del confine, e lo troviamo: una quarantina di minuti di navigazione a bordo della longtail boat di una famiglia di pescatori siamesi e lasciamo definitivamente la malesia, col gusto del "kopi-o ben" ancora in bocca...

..selamat jalan!!