3 – 7 marzo 2, BANGKOK: commiato thai in salsa agrodolce
seconda
volta in quel di BKK: da chinatown e little india-pahurat (ovvero
come smarrirsi deliberatamente tra miriadi di negozi, botteghe,
venditori ambulanti, chioschi e qualsivoglia sorta di attività
commerciale) al wat arun, dalla doppia spedizione all''immenso
chatuchak weekend market, con tanto di esplorazione crepuscolare
dell'incantevole talad rot fai (un meraviglioso mercatino di
abbigliamento vintage - usato – antiquariato - chincaglierie varie,
organizzato in un ex-deposito ferroviario, con i container dei treni
merci deliziosamente riarrangiati in baretti di grande atmosfera,
miriadi di furgoncini volkswagen trasformati in negozi su 4 ruote,
showroom o chioschetti, macchine d'epoca e motorini retrò, che si
anima verso il tramonto e continua sino a notte fonda: una chicca che
ogni città degna di questo nome dovrebbe vantare!), fino
all'immancabile capatina a grattacielandia, a bordo del
non-più-futuristico skytrain, dell'eternamente folcloristico local
bus o di una barchetta sgangherata che ondeggia lungo i mille canali
dell'ennesima venezia d'oriente, olezzosi tentacoli del
celeste chao phraya..
ci
piace bangkok, perchè c'è tutto e il contrario di tutto. un
amalgama poliedrico e seducente in cui a tratti ritroviamo un po' del
retrogusto delle altre città asiatiche per cui siamo passati, o
forse è l'imminente "grande ritorno" a ispirarci
ingannevolmente dirottando le nostre percezioni.
la città dal nome più lungo del mondo (กรุงเทพมหานคร อมรรัตนโกสินทร์ มหินทรายุธยามหาดิลก ภพนพรัตน์ ราชธานีบุรีรมย์ อุดมราชนิเวศน์ มหาสถาน อมรพิมาน อวตารสถิต สักกะทัตติยะ วิษณุกรรมประสิทธิ์) può farti sprofondare nel caos più febbrile e apparire talvolta invece fin troppo composta e ammodo per certi standard asiatici, è satura degli odori intensi della vita di strada, custodisce gelosa le reliquie di storie più e meno lontane, sonnecchia nella calma meditabonda dei wat e ammattisce nel traffico delirante dell'ora di punta, s'ingrigisce nello smog o nella skyline della città nuova e respira nel verde dei parchi, s'insinua nei vicoli stretti che accompagnano il corso dei canali, fitti di casette di legno da villaggio di pescatori thai-style, vive laboriosa nei piccoli negozi a conduzione familiare di indonepalese memoria e esagera in grande stile a furia di magamall a 1000 esasperanti piani di aria condizionata sparata a razzo..
sarà
davvero lo stato d'animo in cui ci ha messo la partenza incombente,
ma bangkok racchiude in sè un po' di tutto quello che i nostri sensi
hanno imprigionato in giro per la thailandia e non solo, compreso
quanto il nostro vivo senso di indignazione ha prontamente schifato
e, non ultimo, ciò che il nostro cuore ha imparato ad amare di
questo paese:
bus
che oramai hanno fatto il loro tempo, con gli interni in metallo
cromati, il pavimento in assi di legno scricchiolanti e le tendine
dei colori più improbabili, che pare quasi di fare un giro su una
giostra di vetusta bellezza, sulle note della radio, rigorosamente a
palla, che sbraita qualche classicone thai..
montagne
di roccia nuda, a tratti ammantate di un soffice tappeto verde, che
sembrano uscire dalle tavole di un manga qualsiasi di akira
toriyama..
onnipresenti
case degli spiriti, eredità della spiritualità animista
prebuddhista, appollaiate sulla cima di variopinte colonnine fuori da
case, uffici, negozi etc, dimore di entità guardiane e protettrici..
foreste
secolari ad avvolgere tutto, ovunque da nord a sud, giungla tropicale
inespugnabile o fatato bosco di montagna..
cieli
azzurri tersi e nuvole dense di pioggia che li attraversano rapide..
orizzonti
luminosi graffiati dai tetti dei templi, che sagomano aguzzi i
profili delle città thai..
boschi
di bamboo verdi e gialli..
sorrisi
di spontanea purezza lungo le vie meno battute..
fiumi
color fango in cui nuotano bonari i varani..
monaci,
monache e ancora monaci in ogni dove, avvolti nelle loro tuniche
arancio, per le strade e nelle stazioni, in servizio al tempio,
addormentati all'ombra di un banano o in cammino nella foresta..
la
dolce lentezza del thai-time..
le
risate esageratamente sguaiate delle muratrici al lavoro nei
cantieri..
mercati
a profusione e un'infinità di bancarelle fumose che esalano
piccantissimi vapori al peperoncino, e l'impagabile provvidenzialità
dei night market..
motorini,
macchine, mototaxi, tuk tuk, samlor, songhtaew, riksciò, canoe,
longtail boat e le innumerevoli varianti del caso..
orde
di bimbi curiosi che ti seguono in bici..
villaggi
inghiottiti dalla giungla o sperduti nella campagna, che sembrano
ignorare l'esistenza dell'altra thailandia, circondati da fitti
boschi magici o da foreste di banani..
capanne
di legno, paglia o lamiera inglobate tra un resort a 5 stelle e
l'altro..
le
strade vive e animate anche di notte, coi mercati delle 4 che alle 6
sono già un ricordo e i chioschi che alle 5 già servono la
colazione..
famiglie
intere ammucchiate su uno scooter..
hawkers con ogni ben di dio fuori dalle scuole che attendono l'uscita degli studenti all'intervallo..
deliziose
case di legno in riva ai canali..
vecchietti
in relax al fresco davanti a un corroborante sorso di rum o
similwiskey o a una singha ristoratrice..
mucche
dalle lunghe orecchie al pascolo tra risaie e palme da cocco..
aromi
di lemongrass, latte di cocco, lime, peperoncino, holy basil, curry,
zenzero e curcuma...
spiriti
degli alberi, come monaci fasciati di arancione, oggetto della
devozione popolare che li protegge dall'abbattimento..
una
scodella di noodles soup fumante al tuo chiosco preferito mentre cala
la notte..
tonnellate
di fresca frutta tropicale lavata, sminuzzata e pronta da gustare..
la
filosofia del sanuk, il piacere profondo della vita vissuta senza
troppo pensare al domani, un anelito istintivo al divertimento in se
stesso, senza il quale niente vale la pena di essere tentato..
giornate
roventi e torride notti insonni..
street
food a bizzeffe dovunque ci sia anima viva..
la
scena musicale underground rockeggiante e i balletti in costume
tradizionale di belle fanciulle e conturbanti ladyboyz piumati..
scimmie
in vena di effusioni..
rovine
maestosamente ammalianti che riposano in luoghi senza tempo..
un
green curry per colazione..
due
tiri a beach volley in spiaggia e poi un tuffo nel blu mozzafiato del
mare..
sorridentissimi
sawadeeka a destra e a manca..
una
chang di ghiaccio, seduti sul marciapiede fuori dal market, alla
salute del siam..
...
nell'abbandonare
le strade di questo est che per un po' abbiamo chiamato casa, pur con
la certezza che non di un addio si tratta perchè non potrà mai
essere, le immagini si susseguono vorticando e una malinconia
inguaribile ci afferra stretto il cuore. e, nonostante la suprema
poesia di questo momento, il senso di meraviglia infinita e immensa
gratitudine per quello che ci ha dato la thailandia finisce
costantemente per mescolarsi alla consapevolezza incazzata e
ineluttabile che un po' dell'anima di questo paese è compromessa per
sempre..
dove
ti sei perduta thailandia?
e
dove stai andando?
dove
stai andando, pazzo pazzo mondo?
...