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VERSO IL NEPAL
il caldo di marzo si fa presto insopportabilmente umido nella piana del gange, perciò da varanasi decidiamo di salire in treno a nord verso gorakhpur, da dove prendiamo un autobus diretto a sunauli, cittadina di confine tra uttar pradesh e nepal.. per il momento ci lasciamo l'india alle spalle, ma ci resterà a lungo negli occhi e nel cuore..
è difficile come mai tentare di restituire le impressioni di un viaggio in questa terra, che è più che altro un pianeta, una galassia a sè stante, tante sono le sfumature della sua ricchissima cultura millenaria, della vibrante vita religiosa e spirituale, del mosaico etnico e linguistico che la compone.. quanto più impariamo sulle sue tradizioni e consuetudini tanto più ci sembra troppo immensa e complessa da afferrare.. resta la grande energia che trasuda da ogni aspetto della sua vita quotidiana e che ci accompagnerà a lungo, la dignità del suo popolo nonostante le condizioni di povertà talvolta devastanti e i sorrisi travolgenti di questi bambini che non hanno nulla, che sono pugnalate dritte al cuore della nostra esistenza opulenta, sprecona, inconsapevole e votata al consumismo più futile.. quanto vorremmo che l'idiozia del capitalismo non contaminasse ogni angolo del mondo, ma è già palesemente troppo tardi..
PS: spezziamo ufficialmente una lancia a favore del cricket, lo sport nazionale indiano, cha abbiamo imparato a seguire ed apprezzare in occasione del casalingo mondiale 2011 (in india, sri lanka e bangladesh) tuttora in corso.. FORZA INDIA!!!

11 marzo – 17 marzo 2011: IL GANGE A ALLAHABAD E VARANASI
città della famiglia nehru-gandhi, la più importante dinastia politica (jawaralhal nehru, indira e rajiv gandhi) di tutta l'india, allahabad sorge nel punto di incontro tra due dei fiumi più sacri agli hindù, lo yamuna e il gange.. è meta di pellegrinaggio importantissima durante tutto l'anno, ma è in occasione del magh mela, dell'ardh mela e soprattutto del kumbh mela che la città viene letteralmente invasa da milioni di pellegrini, provenienti da ogni parte dell'india e diretti a sangam, nel punto di congiunzione tra i fiumi, per quello che è uno tra i più grandi raduni religiosi del mondo: folle dalle proporzioni bibliche stazionano a riva in attesa di salire su una delle barchette dirette laddove le acque si mescolano e una sterminata tendopoli si insedia sulla bianca sabbia dai riflessi perlacei...
è a varanasi però che la "grande madre" (ganga) dà forse il meglio di sè (e riceve il peggio purtroppo: le fogne che vi vomitano senza sosta tonnellate di rifiuti, organici e non, hanno cancellato ogni traccia di ossigeno dall'acqua e reso il livello di batteri fecali 3 volte superiore a quello delle acque balneabili, stando ai dati che circolano in rete), offrendosi ogni giorno ai migliaia di fedeli della città di shiva per le abluzioni e i bagni rituali, lungo i 7 km di ghat che s'immergono nella sua sponda occidentale.. oltre ai bagni, alla puja e alla quotidiana adorazione del fiume (ganga aarti), varanasi è poi luogo privilegiato di cerimonie funerarie, poichè chi viene a morire qui raggiunge la moksha (liberazione) dal samsara (ciclo di rinascite)..a qualsiasi ora del giorno dai burning ghat si leva il fumo dei corpi che ardono sulle pire...

6 marzo – 10 marzo 2011: ORCHHA E KHAJURAHO
nascosti tra la foresta e la campagna sterminata del madhya pradesh, questi sono due luoghi davvero unici....
orchha è una perla rara, di quelle che lasci a malincuore per desiderare di tornarci all'istante.. è quasi incredibile che, nonostante il suo ricchissimo patrimonio architettonico e artistico, il villaggio sia tuttora costituito da un paio di stradine centrali, una delle quali di chiara impronta turistica, dalla piazza dei templi e del bazar e da qualche viuzza laterale: tutt'intorno soltanto distese di verde per km e km, il fiume che scorre lento e la foresta che respira, quasi incontaminata.. il complesso dei palazzi è davvero interessante, soprattutto per la piacevole breve escursione che porta ai piccoli templi in aperta campagna, celati nel fitto della vegetazione, non lontano dalle rive del betwa... due dei templi principali occupano invece una posizione più centrale, nel cuore del villaggio, e un altro lo sovrasta da una collinetta poco lontana.. gli splendidi chhatri (cenotafi, padiglioni funerari) della dinastia dei bundala sonnecchiano maestosi lungo le sponde del fiume: salendo le scale interne fino al tetto la vista sulla rigogliosa natura circostante è veramente magnifica... la superba meraviglia di orchha schizza dritta nella top three delle nostre mete predilette!
non si può certo dire che khajuraho sia da meno, anzi è col taj mahal una delle più importanti mete turistiche indiane: gli antichi templi induisti e giainisti, conosciuti in occidente soprattutto per le sculture erotiche di probabile ispirazione tantrica, sono famosi in tutto il mondo.. unico neo è forse la natura esplicitamente turistica della cittadina, com'è naturale in questi tempi di feroce colonizzazione da parte dei viaggi organizzati, meno attraente, tranne che per il piccolo villaggio antico, e meno godibile della tranquilla deliziosa orchha.. ciò detto, i templi sono a dir poco incredibili, sia per quanto riguarda la struttura architettonica che per la magnifica decorazione scultorea... oltre a quelli del gruppo principale, si possono visitare gli altri, disseminati nella campagna circostante e immersi nel silenzio della natura...



26 gennaio – 5 marzo 2011: RAJASTHAN
la fama che precede questa terra splendida non dà adito a dubbio alcuno e in effetti pure ai nostri occhi il rajasthan si è mostrato più che all'altezza delle aspettative: paesaggi incredibili, città incantate, forti fiabeschi plasmati nell'arenaria dai mille colori, palazzi da libro della giungla, haveli (case antiche) da sogno, templi e laghi sacri, sari e turbanti caleidoscopici che vorticano in ogni dove sotto il sole cocente..
jaipur, la città rosa, coi suoi bazar porticati, il forte delle tigri, il palazzo e il meraviglioso hawa mahal (palazzo dei venti)..
pushkar, delizioso villaggio in riva a un lago sacro, sorto dove brahma fece cadere un fior di loto, costellato di templi, tra cui uno degli unici al mondo dedicati appunto a brahma, e ghat per le abluzioni dei pellegrini, circondato da colline dove si ritirano i sadhu.. luogo di grande suggestione e dall'atmosfera alquanto rilassata, lontano il giusto dal caos logorante delle città indiane e oggi purtroppo anche dalla dimensione pura e incorrotta della genuina religiosità pre-colonizzazione turistica: ora infatti abbondano gli impostori che si fingono sacerdoti o santoni, i quali non trovano di meglio da fare che lucrare sul karma di qualche malcapitato turista, desideroso di "autentiche" esperienze spirituali!.. detto questo ci torneremmo comunque all'infinito..
jodhpur, la città blu.. una macchia di azzurro più o meno intenso sembra irradiarsi dall'arenaria rossa del maestoso forte di meherangarh (da pelle d'oca!), che troneggia in alto sulla collina sopra brahmpuri, la città dei brahmini, alle cui case si deve l'indaco brillante per cui è famosa la città..
bikaner, città del deserto, non lontana dal confine pakistano, polverosa, caotica e famosa per le spezie a buon mercato, le splendide haveli, i templi giainisti e il junaghar fort, altro esempio grandioso dell'architettura dei rajput..
deshnok, il villaggio dove sorge il celeberrimo karni mata temple, il tempio dei topi: migliaia di teneri sorcini sacri scorrazzano liberamente qua e là e sono nutriti, viziati e venerati come maharaja; si tratta secondo la leggenda delle anime dei cantastorie, incarnate in tale forma per volere di karni mata, allo scopo di sottrarle al dio della morte yama. i fedeli fanno offerte e mangiano il prasad, il cibo benedetto dalla bocca dei topi. riuscire a individuare uno dei 5 topi bianchi o farsi attraversare il dorso del piede da uno dei divini roditori è di ottimo auspicio.. a noi hanno rosicchiato più volte i calzini, perciò ci sentiamo di aver assorbito la nostra dose di fortuna!
jaisalmer, la città d'oro del deserto del thar, il miraggio di un castello di sabbia che sovrasta l'arida piana circostante... gli abitanti vivono ancora oggi all'interno del forte, ricco di haveli, templi e palazzi, e gestiscono alberghi, ristoranti e negozi di vestiti e stoffe dai colori vivacissimi, che spiccano brillanti sul caldo ocra dell'arenaria gialla.. non lontano dalle mura, sulle sponde del piccolo gadi sagar, dove sorgono numerosi piccoli templi, anch'essi dorati, si possono assaporare preziose ore di fresco relax, sdraiati all'ombra dei grandi alberi sulla riva sabbiosa, in compagnia dei bufali, per ammirare la vista strabiliante dell'aurea fortezza che si riflette sull'acqua, tra i fiori colorati della puja..
udaipur, città a dir poco incantevole, incorniciata da dolci rilievi verdeggianti e adagiata sulle sponde del lago pichola, il cui grigioblu placido specchia il profilo del palazzo dei maharana del mewar.. al centro del lago la jagmandir island con l'incredibile lake palace e su un'alta collina a ovest il monsoon palace.. qui è ambientata la parte indiana di 007 operazione octopussy: la barca a remi dell'isola delle donne danza ancora tra le onde, ancorata non lontano dal lake palace..
bundi, altra cittadina spettacolare e tranquilla, altro piccolo laghetto delizioso, altro palazzo degno dei racconti di kipling, parzialmente in rovina e popolato da macachi e pipistrelli,e poi il taragarh fort sulla cima della collina proprio sopra il palazzo, le case azzurre dei brahmini, i templi colorati e i bazar caotici..


17 – 25 gennaio 2011: DELHI, AGRA E FATEHPUR SIKRI
la prima volta che uno mette piede in india non può fare a meno di chiedersi come sarà, se tutto quello che ha sempre sentito dire corrisponda o meno all'immenso nuovo mondo in cui sta per immergersi.. questo il pensiero che ci gironzolava per la testa in volo dal cairo a delhi, lo stesso che abbiamo deciso di accantonare immediatamente nel lungo tragitto in autobus dall'indira gandhi international airport fino a pahargangj, perchè (lo avremmo imparato di lì a poco) pochi posti al mondo destano impressioni tanto soggettive quanto l'india..
prima di tutto una settimana nella capitale..
dilli ha due cuori, uno vecchio, caotico e rigorosamente sovraffollato, l'altro nuovo, ordinato, arioso e verdissimo. old delhi incarna al meglio il campionario infinito di suoni, odori e colori che è l'india nell'immaginario del viaggiatore, soprattutto lungo la trafficatissima chandni chowk, nei bazar intorno alla jama masjid, la principale moschea del subcontinente, e al red fort, che si staglia imponente lungo le sponde dello yamuna (sono queste due delle più notevoli vestigia dell'india islamica medievale).. poco più in là, non lontano dal chiassoso brulicare delle attività quotidiane, la pace quasi ultraterrena dello splendido parco di raj ghat, col gandhi memorial museum e la piattaforma di marmo nero che indica il luogo della cremazione del padre della patria.. new delhi invece è una città moderna e ricca, abbastanza vivibile nonostante le dimensioni e la densità demografica, grazie ai suoi giardini, ai numerosi musei e monumenti e ai larghissimi viali alberati che si irradiano dal cuore animato di connaught place..
una volta lasciata delhi è agra una delle tappe obbligate.. anche se non si tratta di un luogo particolarmente invitante in sè, la "città dell'amore" indiana offre due delle principali attrattive turistiche nazionali.. è attraversata anch'essa dallo yamuna, che lambisce la cinta muraria del red fort in arenaria rossa, altro splendido esempio della magnificenza dell'architettura islamica del subcontinente, per poi sfiorare poco più a est quel lucente spomiglione bianco per cui l'india è famosa in tutto il globo.. come descrivere il taj mahal? quali parole spendere per il monumento all'amore immortale? noi non ci proveremo, e pure le foto rendono difficilmente giustizia al suo fascino senza tempo.. certo è che almeno una volta nella vita dovevamo concedere ai nostri occhi di indugiare increduli sulla sua vibrante lucentezza, soprattutto dopo averli sgranati con altrettanta sorpresa di fronte al prezzo del biglietto di ingresso per gli stranieri, per nulla economico considerati gli standard indiani (ben 750 rupie a cranio/ noi con le stesse 1500rs vivevamo un giorno intero, compresi spostamenti, albergo e pasti, e senza tirare troppo la cinghia!)..
e poi fatehpur sikri, un gioiello di rara bellezza.. capitale moghul per un breve periodo, fatta costruire dall'imperatore akbar, è una città fortificata abbandonata in ottimo stato di conservazione, unica per commistione di stili, accanto alla quale sorge un'altra spettacolare moschea.. si trova in quello che oggi è un piccolo villaggio al confine tra uttar pradesh e rajasthan, fortunatamente ancora ai margini dei flussi turistici maggioritari, il che rende la visita estremamente piacevole e quanto di più lontano si possa trovare dalla disneyland che è il taj mahal..
questo il nostro assaggio di quanto di meglio ha da offrire l'architettura moghul, a zonzo tra delhi e l'uttar pradesh, terra santa per hindu e buddhisti, nel quale faremo ritorno verso la fine del nostro soggiorno indiano, lungo la strada verso il nepal..

17 gennaio – 18 marzo 2011: NORD DELL'INDIA
da delhi a sunauli (confine indo-nepalese), 4000 km.. rigorosamente a bordo di "gov bus" scassatissimi, stipati in 150 laddove la legge e la fisica ne piazzerebbero al massimo un terzo, a tratti lungo strade che non hanno mai conosciuto l'asfalto, con la polvere dello sterrato che si insinua in ogni dove, il frastuono assordante delle trombe bitonali e i sobbalzi a dir poco frequenti a vanificare anche il più strenuo tentativo di sonno, e le valigie sul tetto dell'autobus, legate da corde sfilacciatissime che resistono misteriosamente a qualsiasi strattone... oppure sui vagoni della sleeper class, perennemente sovraccarichi, il luogo ideale per intrattenere istruttive conversazioni con gli indiani, sempre disposti a condividere qualsiasi tipo di leccornia si siano preparati per affrontare le 30 h di treno che li separano dai loro parenti.. o sulle nostre care vecchie gambe, zaino in spalla e via!, al ritmo delle onnipresenti maledizioni in tutte le 3000 lingue del subcontinente perchè "cazzo ma tore un tuk tuk na volta, no?!"... coi tuk tuk che sfrecciano a velocità folle, infilandosi nei pertugi più improbabili, noncuranti di mucche, bambini, carretti o qualsiasi altra cosa si metta disgraziatamente sulla loro strada.... e pure dei ciclorisciò, con annesso inestinguibile senso di colpa per la fatica spropositata che fa quel bel nonnetto smilzo a pedalare per gli interminabili 5 km dalla stazione alla guest house... but that's india, and we love it!!