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novembre – 10 dicembre 2013
CAMBOGIA
lasciamo
saigon col solito misto di nostalgica mestizia per i giorni
vietnamiti e voglia curiosa di mettere il naso di là del confine. al
passaggio della frontiera ci attende già un lieve mutamento di
atmosfera nella transizione tra le due anime del sudest asiatico, tra
l'area di influenza cinese del vietnam, caratterizzata da elementi di
evidente derivazione sinica, come gli edifici a pagoda, il buddhismo
mahayana, un corpus di leggende peculiare ma denso di suggestioni e
dragoni in pieno stile “celeste impero” alla regione
thai-lao-khmer di più marcata influenza indica, ricca di rimandi
alla struttura templare (shikara-prang) e urbana hindu
nell'architettura tradizionale, ai curry speziati del subcontinente
nella cucina, alla cosmogonia vedico-buddhista, alla grande epica del
ramayana, a elementi dal sapore decisamente indiano nell'arte, nella
danza, nel teatro ect. è la commistione fusion unica
dell'indocina.
della
cambogia l'”occidentale” medio conosce poco o niente, tranne
forse la disastrosa stagione della “kampuchea democratica” dei
khmer rossi e, ma è un'ipotesi ancora più remota, la grandiosità
ammaliante delle rovine di angkor, uno dei siti archeologici più
vasti, imponenti e affascinanti dell'asia e del mondo intero. il
popolo khmer, il gruppo etnico maggioritario in cambogia che ha
plasmato la storia e l'evoluzione culurale di tutto il paese, ha
subito sin dai primordi della sua civiltà l'influenza
culturale-politica-religiosa dell'india hindu, evidente nella
struttura sociale a caste, nell'adozione dell'induismo come religione
di stato prima della conversione al buddhismo, nell'arte e
nell'architettura e nella concezione della sovranità. il più antico
dei regni khmer fu quello di funan, fiorito tra I e VII secolo
dc, cui seguì il regno di chenla, ma
l'epoca aurea della civiltà khmer corrisponde al periodo che va dal
IX al XIII secolo, quando il regno di kambuja inglobava entro i
propri confini vietnam, laos e thailandia e la sua area di influenza
abbracciava anche alcune zone dell'odierna malesia. il centro del suo
potere fu la pianura alluvionale a nord del lago tonlé sap e
precisamente la splendida angkor, la quale capitolò infine
nel 1431, soccombendo all'invasione dei thai. seguì una fase di
instabilità durante la quale si alternò sul trono cambogiano una
teoria di sovrani poco autoritari e da cui la cambogia uscì ridotta
a mero territorio di conquista, conteso tra i vicini thai e
vietnamiti.
negli
anni sessanta dell'800 divenne protettorato francese e tale rimase,
salvo un breve periodo di autonomia nel 1945, fino al 1953 quando re
sihanouk strappò alle autorità coloniali un accordo preliminare
all'indipendenza, che fu poi sancita alla conferenza di ginevra
l'anno successivo.
il
sangkum reastr niyum o "comunità socialista popolare",
il nuovo organismo politico fondato dall'ex monarca, che aveva nel
frattempo abdicato in favore del padre, vinse tutti i seggi
dell'assemblea nazionale nelle elezioni del 1955, grazie alla grande
popolarità di cui sihanouk godeva presso la popolazione rurale. la
cambogia si imbarcò quindi in una sorta di anomalo esperimento
socialista, che prevedeva tra le altre cose l'inclusione delle
sinistre al governo e la nazionalizzazione delle banche e del
commercio con l'estero, ma accettava al contempo anche gli aiuti
economici e militari degli usa e intratteneva buoni rapporti con cina
e vietnam del nord.
nei
primi anni sessanta tuttavia sihanouk si staccò progressivamente
dagli stati uniti, avvicinandosi sempre di più al blocco comunista
della cina di mao e dell'urss, tanto che durante la guerra del
vietnam, nonostante gli ufficiali proclami di neutralità, permise
alla resistenza vietcong di nascondersi nella fitta giungla
cambogiana, e dal 1966 all'esercito popolare nordvietnamita di fare
base in cambogia e utilizzare il porto di sihanoukville come punto di
attracco per le navi di supporto alle truppe comuniste nel vietnam
del sud. questa presa di posizione scatenò i massicci bombardamenti
usa in tutto il territorio cambogiano, noti come operazione menu,
che costarono la vita a migliaia di civili, spazzati via dai quasi 3
milioni di tonnellate di bombe (più di tutte quelle lanciate dagli
alleati nel secondo conflitto mondiale, incluse le atomiche su
hiroshima e nagasaki). in seguito emersero particolari inquietanti
riguardo la suddetta campagna bombarola, avviata sotto silenzio già
a partire dal 1965 con l'amministrazione johnson: tra 1965 e 1968
vennero effettuate 2,565 uscite aeree attraverso i cieli della cambogia
con ben 214 tonnellate di bombe sganciate, in supporto alle
incursioni terrestri (quasi 2000), anch'esse segrete, condotte nello
stesso periodo dalle forze speciali usa in territorio cambogiano.
nel
frattempo nel panorama politico nazionale si affermò la figura del
generale lon nol, la cui carriera, sostenuta sin dall'inizio dalla
CIA, si mostrò da subito orientata in direzione di una progressiva e
devastante destabilizzazione degli equilibri della società
cambogiana, messa in atto tramite una sanguinaria strategia di
repressione del dissenso, che portò allo scoppio di innumerevoli
rivolte. proprio a questo brutale clima di terrore, foraggiato dal
beneplacito americano, che si concretizzò mentre sulle cambogia
piovevano le mortifere bombe yankee, si deve imputare il
rafforzamento del partito comunista dei khmer rossi, con cui presto
sihanouk considerò opportuno allearsi, visto anche il fallimento dei
suoi accordi con la cina, per nulla intenzionata a limitare le
incursioni vietnamite in cambogia, ma anzi mostratasi più e più
volte collusa con le azioni condotte dalla guerriglia a danno del suo
governo. lol nol per tutta risposta si lanciò in una serie terribile
di massacri contro la popolazione di etnia vietnamita in cambogia,
come deterrente contro le attività paramilitari di hanoi, e
intensificò la sua manovra reazionaria contro i rivoluzionari
comunisti. parallelamente la presidenza nixon cambiò rotta alla
strategia americana nel sudest asiatico, aprendo all'impiego dei b-52
nell'ottica di un'intensificazione dei bombardamenti a tappeto, che
doveva servire a tenere a bada le forze nemiche e a consentire il
progressivo ritiro dell'esercito statunitense dal vietnam: i
cambogiani furono usati come carne da macello per proteggere i
soldati americani (600.000 morti e almeno due milioni di rifugiati)
e intere aree del paese, come promesso poco tempo prima dai vertici
del pantagono ai vicini vietnamiti, furono quasi “riportate
indietro all'età della pietra”.
quando
l'alleanza di sihanouk coi khmer rossi, il laotiano pathet lao
e il vietnam del nord portò alla formazione del GRUNK, il government
royal d'union nationale du kampuchea, l'ingerenza americana si
tradusse in un vero e proprio dirottamento del panorama politico
interno: nel 1970, poco dopo l'invasione terrestre della cambogia da
parte dell'esercito a stelle e strisce, la CIA spalleggiò il colpo
di stato del generale lon nol, il quale depose il neonato governo di
sihanouk, abolì l'istituzione monarchica e la sostituì con una
forma di amministrazine ultracentralizzata, la “repubblica khmer”,
di cui lon nol stesso fu presidente fino al 1975. per i cinque lunghi
anni della sua leadership piovvero sul suo entourage cospicui
aiuti militari (munizioni ed equipaggiamenti) da parte usa, tramite
il military equipment delivery team (MEDT), che venne inviato
a phnom penh nel 1971 con un totale di 113 ufficiali.
l'opposizione
al regime militare del generale, duramente colpita dalla sua politica
del pugno di ferro, devastata dalle bombe americane e ridotta alla
fame e alla miseria, infuse nuova vita alle attività dei khmer
rossi, affidando la gestione della guerriglia alla loro fanteria
pesante, che presto soppiantò il ruolo preminente delle truppe
nordvietnamite, nazionalizzando così il conflitto e trasformandolo
in una sanguinosa guerra civile tra la resistenza comunista, con gli
alleati vietcong, e le forze governative di lon nol, supportate dagli
stati uniti e dal vietnam meridionale. l'inferno che ne seguì e le
continue incursioni terrestri e aeree americane impressero ulteriore
mordente all'azione di pol pot e dei suoi, spingendo la mggioranza
delle popolazione a supportare i khmer rossi.
nel
1973 l'ultima fase di bombardamenti, volta a fermare l'avanzata di
pol pot verso phnom penh, ridusse in uno stato
di distruzione quasi apocalittica tutta l'area della capitale, in cui per giunta dalle altre aree
disastrate si riversarono più di un milione di profughi disperati,
costretti a mendicare in città senza cibo, lavoro e assistenza
medica. la sconsiderata politica di terrorismo adottata dagli stati
uniti devastò totalmente la cambogia, mandandola in rovina e
facendola capitolare nel 1975 sotto il controllo definitivo dei khmer
rossi, l’unica forza sufficientemente organizzata da impadronirsi
del potere. il loro direttivo si allineò presto con pechino,
allontanandosi dagli oramai ex-alleati di hanoi e del patto di
varsavia, e quindi, in conseguenza della svolta “filoamericana”
dell’ultimo mao, seguì il medesimo percorso, gettando le basi per
la successiva cooperazione pol pot-washington degli anni ‛80.
lon
nol rassegnò le dimissioni e abbandonò il paese il 1º aprile 1975:
la guerra civile era finita ma stava per aprirsi la stagione nera
della “kampuchea democratica”, il nuovo corso impresso al paese
dai khmer rossi, la cui prima iniziativa fu di svuotare completamente
la capitale della sua popolazione e di avviare una lunga serie di
esecuzioni. sihanouk divenne capo dello stato, ma nel giro di poco
tempo tempo dovette soccombere all'affermarsi dell'ala più
estremista. nel 1976, quando fu nominato primo ministro, pol pot
ricalibrò il calendario sul simbolico “anno zero” e chiuse i
confini per sottrarre la cambogia all'ingerenza straniera e
traghettarla indietro nel tempo all'era pre-industriale. nel periodo
che seguì, tra i più bui della storia nazionale, i cambogiani
sperimentarono l'orrore e la ferocia terribile di uno sterminio
autoindotto, anche se non è difficile tracciare gli intrecci di
responsabilità internazionali che permisero l'affermarsi del regime
e che sono perciò imputabili di complicità nei suoi crimini, cui la
comunità internazionale assistette senza muover un dito. i khmer
rossi, tentando di indirizzare la società cambogiana ad un
egualitarismo rurale, fondarono una sorta di cooperativa agraria di
stampo maoista, edificandola però col sangue del loro stesso popolo,
deportato in massa e, qualora avesse manifestato la minima forma di
opposizione, sistematicamente massacrato. da '75 al '79 in soli
quattro anni vennero messi a morte circa un milione e mezzo di
cambogiani, quasi il 20% dell'intera popolazione. per tutto il tempo
la crescente evidenza delle atrocità dei khmer rossi fu sotto gli
occhi del mondo, ma il governo americano e i suoi alleati in europa e
asia rimasero in silenzio per non dover riconoscere le loro oggettive
responsabilità nell’ascesa al potere di pol pot. un'alleanza
oltremodo nefasta, quella tra CIA e khmer rossi, nata in chiave
anti-sovietica e anti-vietnamita e durata oltre due decenni, nei
quali gli stati uniti furono responsabili del sostegno della
guerriglia khmer negli anni ‛80, ma anche, più o meno
direttamente, della loro ascesa negli anni ‛70.
alla
dittatura di pol pot pose fine il governo di hanoi, che, a causa
delle continue infiltrazioni cambogiane in vietnam, decise di
invadere la cambogia nel 1979, favorendo l'ascesa al potere di heng
samrin. l'occupazione vietnamita durò fino al 1989, nonostante la
ferma opposizione delle nazioni unite all'egemonia di hanoi in
cambogia, condannata dalla comunità internazionale pur se aveva
liberato il paese da una dittatura sanguinaria ufficialmente
ostracizzata da tutto il cosiddetto “mondo libero”. dal '79 al
'91 i khmer rossi godettero in realtà del supporto di usa,
thailandia e cina, nel clima antisovietico e antivietnamita da piena
guerra fredda, tanto che sul confine thailandese si raggrupparono un
gran numero di guerriglieri rifugiati e vennero costruite basi
strategiche per la gestione delle azioni di sabotaggio contro il
neonato governo filo-vietnamita. anziché contribuire alla
ricostruzione, stati uniti, giappone e gran bretagna divennero i
principali sponsor di pol pot, per il quale dal 1980 al 1986
l'amministrazione americana stanziò in totale 85 milioni di dollari,
spesso riversati nelle casse dei khmer rossi attraverso l'association
of southeast asian nations (ASEAN). questo mentre la cambogia
sprofondava nella miseria, totalmente priva delle infrastrutture
basilari, di un sistema sanitario, di una rete di trasporti e di
strade, con la popolazione ridotta alla fame.
per
chi se lo chiedesse, ecco come si spiega lo stato in cui versa la
cambogia oggi.
tra
1987 e 1991 il vietnam procedette al progressivo ritiro delle sue
truppe dal territorio cambogiano e gli accordi di parigi portarono
all'inaugurazione del mandato ONU, che, invece di sancire la
stabilizzazione e il bando dei khmer rossi, finì per ottenere la
marginazzazione del CPP (partito popolare cambogiano) di hun sen e
tentò di includere nuovamente pol pot e i suoi nella vita politica
cambogiana. ogni asserzione che sottolinei perciò l'impegno
internazionale nella criminalizzazione e nella caduta della dittatura
dei khmer rossi pare da ogni punto di vista quanto mai falsa. la CIA
da parte sua contribuì invece per tutto il tempo all'isolamento
diplomatico, politico ed economico della cambogia. in questo senso il
mandato delle nazioni unite è da vedersi come l'ennesimo colpo di
mano, atto a evitare la vittoria del CPP, attraverso la rimozione
delle truppe vietnamite e il disarmo dei militanti del partito
popolare, che furono costretti a consegnare più armi dei khmer
rossi, i quali ebbero invece la possibilità di nasconderle in
montagna e nella giungla. la continua interferenza nei processi
elettorali consegnò la cambogia nelle mani di coalizioni deboli e
insolventi, che non riusciriono ad avviare alcun processo di
sviluppo. le elezioni per l'assemblea costituente del 1993,
boicottate dai khmer rossi, furono vinte dai monarchici del FUNCIPEC
(fronte unito nazionale per una cambogia indipendente, neutrale,
pacifica e cooperativa) guidato da sihanouk, che ripristinò la
monarchia, affidando il governo al figlio del re, norodom ranarridh,
e a hun sen. pol pot morì nell'aprile del 1998. nel 1999 la cambogia
aderì all'ASEAN e nel 2001 venne accolta la proposta ONU di
istituire un tribunale internazionale per giudicare i crimini
commessi dai khmer rossi. prese così avvio il processo farsa a danno
di una manciata di imputati con responsabilità pesanti e oggettive
per carità, con cui la comunità internazionale si lavò
pilatescamente le mani dalle accuse di favoreggiamento e complicità
negli stermini cambogiani.
il
2003 vide il brusco deterioramento delle relazioni tra cambogia e
thailandia, a causa della disputa sull'appartenenza del tempio di
preah vihear, che sfociò in scontri a fuoco e nella chiusura del
confine. alle elezioni del 2003 si affermò il CPP del primo ministro
hun sen e al vertice di cancun dello stesso anno la cambogia entrò
far parte del WTO. le condizioni per l'ingresso furono a dir poco
pesantissime: tagli delle tariffe doganali, apertura totale del
mercato interno agli investimenti stranieri e rinuncia all'utilizzo
dei farmaci generici prodotti nel paese.
ancora
oggi l'eredità dell'intervento americano in cambogia è scritta nel
sangue e nellla povertà che attanaglia l'intero paese, anche perchè
l'ingerenza usa non ebbe fine con la sospensione dei bombardamenti,
ma assunse semplicemente nuove forme, quali la manipolazione delle
elezioni, la destabilizzazione interna, tramite la consolidata
politica del sostegno economico-strategico a ambo le parti in gioco
(con esiti indiscutibilmente pro-usa come l'estromissione del leader
dell'UNCINPEC da parte del suo partner di coalizione hun sen del CPP,
come da dettami di washington) o la totale sudditanza economica.
basti a questo proposito ricordare come la cambogia sia uno degli
unici paesi al mondo ad utilizzare anche nelle piccole transazioni
economiche quotidiane una moneta non propria, nella fattispecie i
dollari americani, introdotti negli anni '90 con la scusa di
contribuire alla ricostruzione dalla forza di pace delle nazioni
unite, che ne iniettò una quantità ingente nell'economia locale,
trasformandoli nella valuta de
facto
in uso e minando alla base qualsiasi tentativo della banca nazionale
cambogiana di controllare autonomamente la politica monetaria
nazionale.
negli
ultimi anni la cambogia è diventata terreno di caccia per gli
speculatori internazionali e le multinazionali del tursimo, grazie
alla politica di liberalizzazioni per cui è possibile costituire
aziende con capitale al 100% straniero, acquistare terreni e proprietà
immobiliari e essere titolari di contratti di concessione validi
duecento anni. nel 2007 poi hun sen ha dato avvio alla svendita delle
spiagge sulla terraferma, espropriando le terre di contadini e
pescatori, cacciando a forza i legittimi proprietari e finendo per
consegnare più del 45% del territorio nazionale nelle mani di
società straniere.
nella
cambogia di oggi, soprattutto nelle zone turistiche, non è raro
incappare in senzatetto o bambini che mendicano per pochi spiccioli,
una situazione praticamente inesistente nel resto del sudest
asiatico, lo sfruttamento della
prostituzione minorile è una ferita aperta nel cuore della società,
l'attività delle ONG è quantomeno ambigua quando non collusa con
gli interessi delle multinazionali e delle lobby di governo, il
commercio di ciò che resta dei tesori khmer è la triste realtà
quotidiana. alla faccia dell'intervento liberatore delle nazioni
unite che ha salvato la cambogia dal diventare un paese disastrato
come il vietnam socialista!
dal
confine di moc bai arriviamo direttamente a phnom penh, viaggiando
attraverso incantevoli villaggi di case-palafitte in legno colorato,
palme e risaie tra cui spuntano di nuovo i tetti appuntiti dei wat.
PHNOM
PENH
la
capitale è una città piacevole, anche se le tariffe d'ingresso in
dollari stonano non poco con le tendenze ultraeconomiche del costo
della vita. quindi vaghiamo come al solito in lungo e in largo,
privilegiando templi e mercati, che sono la nostra passione, a
scapito di musei e affini, a onor del vero un po' troppo costosi.
l'orussey market, che abbiamo poco lontano da casa, è un bijoux con
ogni ben di dio, incluse bancarelle veg davvero economiche, e scorci
di vita quotidiana da servizio fotografico. il central market invece
è la classica trappola per turisti, perciò è di gran luga più
appagante rovistare tra i banchi dei deliziosi mercati di quartiere,
fare due chiacchiere con le onnipresenti parrucchiere di strada
mentre ci si gusta un ottimo caffè nero con ghiaccio. la cambogia si
rivela da subito adatta alle nostre corde.
KOMPONG
CHAM
kompong
cham è una tranquilla cittadina della provincia cambogiana, col un
bel mercato dai prezzi stracciatissimi (mangiare per strada in
cambogia è una goduria degna delle epiche abbuffate del
subcontinente), edifici coloniali scrostati ma fascinosi lungo le vie
del centro e un tranquillo lungofiume animato dai pescatori e dai
soliti capannelli ciarlieri. noleggiamo una bici e ci dirigiamo verso
il delizioso wat nokor, un moderno tempio theravadin costruito
all'interno di un elegante edificio khmer dell'XI secolo, in
un'interessante fusione sincronica di tempio nel tempio. dal portale
posteriore se ne parte una piccola pista sterrata, che si infila tra
le palme addentrandosi nella campagna fitta di risaie e villaggi
senza tempo: la gente lavora nei campi o porta al pascolo bianche
buddhiche mucche, mentre orde di bimbetti curiosi escono da scuola e
ci rincorrono sgambettando. ci piove addosso letteralmente un “hello”
ad ogni metro.
KOMPONG
CHHNANG
questa
piccola città fluviale ha due centri, uno sviluppato intorno al
mercato e l'altro sul lungofiume, che si raggiunge percorrendo una
via costeggiata da pittoresche case su palafitta. il mercato del
porto è un trambusto di caos delizioso, una sequenza quasi
kilometrica di bancherelle allineate che vendono frutta e verdura,
altri generi di prima necessità, montagne di assi di legno e il
vasellame di ceramica per cui la zona è famosa. processioni
ininterrotte di barche, barchette e barconi affollano la riva, mentre
colonne di portatori fanno avanti e indietro senza sosta trasportando
di tutto. all'imbarcadero il traghetto locale è costantemente pieno
di passeggeri in attesa di raggiungere le località a valle. noi
passiamo ore a vagare su e giù e a curiosare lungo le passerelle,
spingendoci fino a riva per molestare gli amichevoli scaricatori, e
poi giungiamo all'approdo delle barchette a remi, dove incontriamo
una deliziosa giovane donna vietnamita con la quale ci accordiamo per
un giro fino ai villaggi galleggianti. lì si apre dinnanzi ai nostri
occhi estasiati il mondo parellelo delle comunità fluviali, in cui a
kompong chhnang è ancora più ammaliante addentrarsi data la totale
assenza di tour e gruppi di turisti coi soliti telebiettivi
invadenti. gli abitanti sono vietnamiti e tutti salutano dalle
veranda delle loro coloratissime case galleggianti.
PURSAT
altra
città lungofiume con un bel mercato che si anima piacevolmente al
tramonto e le vivaci sponde del fiume fitte di casette di legno, di
gente che gioca a biliardo, di bimbi seminudi e nonnetti intenti
nelle faccende quotidiane. poi poco lontano dal centro, lungo una
strada secondaria dove i bimbi ti salutano a ogni passo, c'è il punto di
partenza del bamboo train, il
leggendario trenino costituito da una piattaforma di legno che
viaggia su rotaie e azionata da un motore e una cinghia, che oramai è
rimasto in funzione solo da queste parti e sta per venire soppiantato
del tutto dai più moderni mezzi di locomozione e trasporto merci. la
piccola stazione è più che altro un crocicchio con qualche
ristorante e le immancabili bancarelle di caffè e stuzzichini. i
treni fermi attendono di essere caricati per partire, così noi
temporeggiamo chiacchierando coi passanti. quando anche l'ultimo
sacco è posizionato a bordo i passeggeri si acccalcano sulle assi di
legno scricchiolanti, l'autista accende il motore e poi si parte. la
lentezza con cui il treno si addentra nella fitta campagna e
attraversa foresta e risaie è un ottimo invito a godersi la
leggiadria del panorama, fino a quando non si incrocia un altro treno
che avanza nella direzione opposta. allora tutti insieme i
passeggeri sollevano dai binari quello meno carico per consentire
all'altro di proseguire e poi il viaggio riprende. è un'altro dei
quadri commomenti e impagabili di vita cambogiana che ci riempiono
occhi e cuore.
BATTAMBANG
battambang
è uno di quei posti che stazionano come tappa obbligata
sull'itinerario cambogiano della maggioranza dei visitatori. chissa
poi perchè, dato che a nostro avviso non c'è alcunchè di speciale
da segnalare. elegante città coloniale? in realtà è più piacevole
girovagare per la via centrale di kampong cham. il bamboo train? beh,
a dire il vero quello di battambang è attivo solo per il sollazzo
degli stranieri e la comunità locale non se lo fila più da un
pezzo.. insomma poco di degno di nota.
SIEM
REAP
la
città più turistica della cambogia invece è una piacevole sorpresa
dal punto di vista architettonico e per l'amosfera rilassante a metà
strada tra dolce esotica lentezza e movida turistica. ci aspettiamo
un agglomerato poco gradevole di alberghi, agenzie, ristoranti,
negozie di souvenir e strutture turistiche varie, e lo troviamo manco
a dirlo, ma il centro è piacevolemente coloniale (certo più di
quello di battambang), il mercato centrale ottimo per lauti banchetti
a prezzi più che abbordabili e il lungofiume assai amabile. per il
resto noi giriamo alla larga dai mercati notturni un po' troppo
artificiosi, dai venditori di souvenir, dai ristoranti modaioli e
dalla scena da bar-discopub simil-nostrana che poco ci attrae.
ANGKOR
la
meravigliosa angkor, pur se lungi dall'essere la capitale maestosa
che era un millennio fa, è uno spettacolo comunque imperdibile per
la magnificenza delle rovine, per l'eccezionale maestria della
decorazione artistico-architettonica e per la collocazione unica e
oltremodo romantica nel bel mezzo della giungla cambogiana. l'area
centrale è immensa e misura circa
6x15 km, anche se il complesso archeologico nella sua totalità
occupa una zona ben più vasta, estesa su circa 400 km², e include
templi e edifici lontani anche 40km dall'angkor wat.
lo
sviluppo dell'arte khmer, la cui influenza ha plasmato anche le
tradizioni di thailandia e laos, si articola in tre periodi
principali: quello arcaico, anteriore allo spostamento della capitale
ad angkor, quello classico o angkoriano e quello barocco, ovvero la
fase conclusiva.
l'impero khmer è fondato nel 802 d.c. da jayavarman II, che riunisce sotto la sua egida i regni chenla e si proclama devaraja (dio-re) e chakravartin (sovrano universale, o "re le cui ruote del carro sono inarrestabili"), nella piena attuazione dell'assolutismo teocratico orientaleggiante. durante il suo regno si concretizzano i primi passi dell'architettura khmer, caratterizzati dall'aderenza al modello concettuale e costruttivo del tempio-montagna indiano, dove la torre centrale-monte meru è posta su una base a gradoni alla cui sommità sorge il santuario centrale, rivolto generalmente a est e associato al culto del devaraja.
il
periodo
classico vero e proprio ha inizio con la fondazione di angkor, la
nuova capitale edificata attorno alla collina di phnom bakheng, ad
opera di yashovarman I (889-900), cui si deve anche la costruzione
del baray
orientale,
un immenso bacino destinato all'approvvigionamento idrico della città
e all'irrigazione delle risaie. attorno all'anno 1000 suryavarman I
avvia una vasta serie di opere nella capitale, tra cui il
phimeanakas, il tempio reale, il grandioso palazzo imperiale e il
baray
occidentale. in questa fase, detta periodo bakheng,
la struttura di base del tempio khmer è arricchita dall'aggiunta di
cinque punte a quinconce sulla sommità della torre centrale, quattro
verso i punti cardinali e una al centro. la torre centrale, pur
rimanendo il fulcro del culto, perde strutturalmente importanza e
intorno a essa si sviluppano spazi porticati, sovrastati da gallerie
decorate, e torri più piccole in numero rispondente a schemi
religiosi o astrologici, secondo un modello morfologico-simbolico che
culminerà poi nell'angkor wat. il tempio più conosciuto di angkor fu eretto fra il 1112 e il 1150 da suryavarman II (1113-1150) e dedicato a vishnu: circondato da un ampio fossato e da imponenti mura perimetrali, riproduce fedelmente la concezione cosmologica hindu, per cui le torri centrali rappresentano il monte meru, dimora degli dei, le strutture secondarie le montagne che racchiudono il mondo e il fossato gli oceani che circondano l'universo.
il
periodo barocco corrisponde al regno di jayavarman VII (1181-1218),
al quale si deve angkor thom, la grande capitale cinta da mura di 3
km di lato, edificata dopo la sconfitta ed il saccheggio di angkor ad
opera dei cham del vietnam nel 1177. al centro della cittadella si
innalza il grande tempio-montagna del bayon, splendido esempio della
fase khmer tarda, e intorno i palazzi del re e i centri
amministrativi del governo. il suo regno segna l'adozione del buddhismo, prima mahayana e quindi theravada, come religione di stato e l'identificazione del sovrano nella figura di lokeśvara, il bodhisattva della compassione raffigurato nelle teste giganti del bayon. dopo la morte di jayavarman VII, intorno al 1219, l'impero khmer si avvia verso un inesorabile declino fino a che collassa definitivamente nel 1431 con l'invasione dei thai e l'abbandono di angkor, che rimane inghiottita nella giungla per secoli.
oggi
il modo di gran lunga più appagante per perdersi tra le meraviglie
angkoriane è acquistare il pass per 3 giorni o una settimana e
girare in bici finchè non se ne può più! pur se senza un mezzo
motorizzato è impossibile raggiungere i siti più decentrati e fuori
mano, a meno di non bramare epiche pedalate di 60km, vagare per la
giungla lungo i sentieri meno battuti per visitare i templi meno
frequentati è di certo l'esperienza più degna di nota e quella che
si rimembra con più nostalgia una volta che si è lontani. come
sempre la maggior parte del flusso turistico si limita a dare
un'occhiata, magari frettolosa, alle attrazioni principali e le zone
più remote sono deliziosamente tranquille e molto molto più magiche
dell'affolatissimo, eppure ancora splendido, angkor wat nella luce
rosea del tramonto.