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INDIA² - 14 – 22 dicembre 2012: GOA



il minuscolo stato del goa è famoso per le sue spiagge e palme sin dal grand tour mistico-allucinato dei figli dei fiori lungo l'hippie trail negli anni sessanta. fama questa che pare non conoscere declino, ma piuttosto mutare coi tempi e coi pacchetti vacanza, pubblicizzati dai tour operator di mezzo mondo, che hanno reso il goa piuttosto benestante rispetto alla media nazionale. il passato coloniale è ancora vivo nei cognomi portoghesi degli abitanti, nell'atmosfera dal sapore europeo della capitale panaji, nelle chiese biancolatte che brillano di eredità religiosa lusitana, nella maggioranza cattolica della popolazione, nelle contaminazioni peculiari della cucina..




PANAJI/PANJIM
piccola e tranquilla cittadina fluviale sulle sponde del mandovi: candide chiese e casette colorate ad affollare le vie del quartiere portoghese, dove si passeggia col singolare sottofondo di indiche campane. e quasi solo grazie a un piatto di idly al ristorante, alle facce da subontinente per strada o al tempio hindu all'angolo ci si ricorda di dove siamo. questa atmosfera da asia coloniale ci solletica sensazioni note e nostalgiche reminiscenze della dolce melaka.




                                                                   OLD GOA
chiese e conventi cinquecenteschi in stile coloniale sono tutto quello che rimane di goa velha, capitale dei domini coloniali portoghesi. gli edifici religiosi inneggiano un po' tutti a quel san francesco saverio, qui giunto nel 1542 col “filantropicissimo” scopo di cristianizzare i popoli d'asia e qui sepolto un decennio dopo, e alla sua opera di conversione, a goa più che mai feconda. insomma sito patrimonio dell'unesco a nostro avviso un tantino sopravvalutato. sarà che l'india la preferiamo più nel segno del trishula che in quello della croce...



ANJUNA, VAGATOR e CHAPORA
spiagge carine e villaggi accoglienti, non ancora del tutto brutalizzati dagli obbrobri delle corporation del turismo, in cui si scorge qualche flebile traccia del passato hippie e soprattutto si può dormire al sole senza essere di continuo svegliati dai venditori di tabla e collanine.

4-13 dicembre 2012 e 23 dicembre 2012 - 9 gennaio 2013, KARNATAKA

meraviglioso, dolce karnataka!

la nostra bussola punta a sud, così lasciamo l'area linguistica indoeuropea e gli alfabeti di derivazione sanscrita per addentrarci nel sud a maggioranza dravidica.

il karnataka è una sorta di terra di frontiera in cui la tradizione meridionale dei grandi imperi hindu convive e si amalgama con l'eredità islamica dei sultanati, sullo sfondo di un paesaggio magnificamente vario. per fortuna le enclavi turistiche si contano sulle dita di una mano e poi il resto di questo stato immenso è un'india per lo più ignorata dal turismo di massa, dove la gente è di una gentilezza commovente che ricorda l'ospitalità iraniana.

è un gran bel posto davvero, e ci conquista da subito, anche perchè qui il nostro palato inizia a coccolarsi con le delizie della cucina veg del sud, che per noi non ha rivali e ci garba assai più della pur gustosa controparte settentrionale.




BIJAPUR

arriviamo all'alba in questa piccola cittadina del karnataka nord orientale, dopo un epico viaggio in treno da pune, con cambio a solhapur, e mezza nottata passata a dormire in stazione in compagnia della solita folla biblica e a chiederci dove mai se andranno tutti questi indiani a qualsiasi ora del giorno e della notte..

bijapur è stata la capitale del regno musulmano degli adil shahi tra fine '400 e fine '600 e le vie polverose della città vecchia pullulano di chicche architettoniche indoislamiche (moschee, torri, palazzi in rovina), su cui senza dubbio svettano la cupola mastodontica del golgumbaz, mausoleo di uno dei re della dinastia di cui sopra e delle sue mogli, amanti, figlie e nipoti, e l'ibrahim rouza, altro elegante mausoleo reale appena fuori città.


BADAMI

badami è uno di quei posti che restano nel cuore: uno sfondo di montagne rocciose rosso fuoco, stagliate contro un cielo azzurrissimo, e un villaggio senza tempo, con viuzze tortuose fiancheggiate da piccole casette bianche con porte di legno intagliate, peperoncini e semi a seccare al sole sulle finestre, vecchi seduti a chiacchierare lungo la strada, bimbi sorridenti che rincorrono nudi gli immancabili cani, gatti, capre, maiali e chi più ne ha... l'india che più ci piace qui dà proprio il meglio di sè. l'altra india, quella moderna e occidentaloide, non ha ancora alterato il cuore adorabile di questo villaggio, ma si è fermata alla strada principale che passa un po' più in là. dalla parte opposta invece c'è il silenzio sacrale dei templi rupestri scavati sul fianco della montagna, esempi unici della raffinatezza artistica dei sovrani chalukya (dinastia hindu che ha regnato sulle regioni del deccan tra VI e VIII secolo d.c. e del cui regno badami fu capitale). appollaiati sui gradini dei templi in compagnia di affamate scimmie curiose, ci godiamo la vista mozzafiato sul laghetto sottostante, circondato di ghat e piccoli tempietti eleganti. splendido.


PATTADAKAL

uno dei principali centri sacri del regno chalukya con un variegato catalogo di architettura religiosa hindu, che ha funto da laboratorio per la sperimentazione e l'evoluzione delle tipologie di edificio sacro, dai templi a sikhara (= copertura della cella del tempio che si sviluppa in verticale e richiama una vetta montana) del nord a quelli a vimana (analoga alla precendente ma a gradini) e gopuram (torre monumentale d'ingresso) del sud.

 

HAMPI
l'improbabile enclave turistica di hampi bazar esiste unicamente quale base per visitare i resti spettacolari della città di vijayanagar. questa fu la capitale del grandioso impero omonimo, che fiorì nel karnataka centrale tra '300 e '500, autorevole bastione dell'identità hindu del sud contro i tentativi di conquista da parte dei regni musulmani del nord, cui dovette però soccombere nella seconda metà del cinquecento quando fu saccheggiato dagli eserciti dei sultanati del deccan.
un paesaggio unico al mondo impreziosisce la bellezza delle rovine: foreste di palme, distese di risaie e di campi coltivati, in ogni dove montagne di massi giganteschi che si specchiano nel sacro krishna river lungo tutta la vallata verdeggiante e punteggiata di alti gopuram, antiche vie colonnate e resti di fastosi palazzi. è un posto surreale e magico, tra i più belli su cui ci sia capitato di posare lo sguardo.
il sito archeologico si articola principalmente in due aree: il centro regio con i palazzi e la zona residenziale e amministrativa e il centro sacro coi templi lungo le sponde del fiume. il luogo di culto principale è il vittala temple, ma a nostro avviso le rovine più memorabili sono quelle isolate, appena fuori dal circuito mainstream, dove non giungono i gruppi organizzati che si spostano solo in autobus o riksciò. non c'è quasi mai nessuno a guastare l'atmosfera incantata del mattino, quando i raggi del sole indorano i profili armoniosi dei templi e intorno solo  qualche donnina sorridente accucciata all'ombra a strappare erbacce. inoltre, nonostante hampi sia una delle zone più turistiche dell'india meridionale, l'area archeologica e i suoi dintorni fiabeschi sono talmente estesi che è sufficiente camminare un po' in una direzione qualsiasi per ritrovarsi a vagare soli nella campagna silenziosa e incappare al massimo nella dimora ascetica che qualche baba si è ritagliato tra le rovine.
ciao cippo!

GOKARNA
gokarna significa orecchio di mucca, appellativo che sembra derivare dalla forma della confluenza fluviale su cui sorge il villaggio e dal fatto che qui lord shiva emerse dall'orecchio della madre terra, apparsa in bovine fattezze.
a gokarna le relazioni col mito però non si limitano a questo: il mahabaleshwar temple sorge infatti proprio dove il sacro atma-linga, il leggendario lingam di shiva che dona agli dei l'immortalità, fu conficcato nel terreno. narra la leggenda che ravana, il re demone dell'isola di lanka, bramasse ardentemente il potere di sconfiggere la morte e per questo si fosse dedicato alla venerazione di shiva, al fine di ottenere da lui tale divino privilegio. mosso a pietà dalle ferventi preghiere del demone, shiva acconsentì alla sola condizione che il sacro lingam non toccasse mai terra, pena la perdita dei divini attributi accordati e il ritorno di tutti poteri a shiva stesso. vishnu e ganesh, preoccupati che ravana potesse, in virtù di un tale potere, trascinare il mondo nel caos, riuscirono con un abile stratagemma a distrarre il demone e a piantare a terra il sacro fallo, che nessuno riuscì mai più a sradicare. l'atmalingam sarebbe custodito ancora oggi all'interno del principale tempio di gokarna, cui centinaia e centinaia di fedeli rendono omaggio ogni giorno.
molti altri templi minori si incontrano vagando per le vie del villaggio, costantemente animate da un andirivieni di devoti in pellegrinaggio e bramini indaffarati che qui vivono numerosi, essendo gokarna un centro di rilievo per lo studio del sanscrito, la cui conoscenza viene qui tramandata di generazione in generazione tra gli appartenenti alla casta bramanica. nascosta tra le casette di legno colorate c'è una bella vasca per i bagni quotidiani e le abluzioni rituali.
lungo la costa ci sono alcune spiagge dorate, ottime per rilassarsi al sole o acquistare miele selvatico prodotto direttamente dalla giungla circostante.







UDUPI
città di pellegrinaggio religioso e gastronomico, nota per il suo importante krishna temple e per aver dato i natali alla tradizione culinaria “pure veg” di questa zona del paese. thali memorabili.




HASSAN, BELUR e HALEBID

hassan è un gran punto di partenza per esplorare i dintorni: pochissimi turisti e la solita sorridente gentilezza, oltre a un gran bel mercato pittoresco e economicissimo.
a pochi km da lì il channekeshava temple di belur e l'hoysaleswara di halebid sono due tra i più pregiati esempi di architettura religiosa del regno hindu-giainista degli hoysala, fiorito tra XI e XIII secolo. le sculture mitologico-erotiche sono incantevoli, anche se non riusciamo a gustarcele come si deve perchè siamo continuamente assaliti da orde di studenti urlanti che ci fanno posare per i soliti interminabili servizi fotografici.



MYSORE
mysore deve il suo nome a mahisuru, di cui si narra nel mahabharatha quale luogo mitico dell'uccisione del demone bufalo mahashasura, reo di voler far sprofondare l'universo nel caos, per mano della dea durga-chamundi, aspetto feroce e terrifico della grande madre mahadevi.  chamundi è la divinità protettrice della città e delle dinastia dei wodeyar, i maharaja di mysore, che in suo onore hanno eretto il chamundeswary temple sulla collina a lei dedicata. una lunga scalinata panoramica sale fino alla cima ed è spesso percorsa da colonne di pellegrini che fanno voto alla dea accendendo un lume per ognuno dei mille gradini bianchi e rossi.


il palazzo dei maharaja (quello attuale è stato costruito da un architetto inglese nel primo novecento, dopo che un incendio aveva distrutto l'originale) è piacevole per il suo profilo aggrazziato e per la facciata elaborata. altrettanto non diremmo del pur gradevole interno: alcune delle sale sono davvero belle, ma nella maggior parte l'arredamento e la decorazione sono un po' troppo stucchevoli per i nostri gusti, che non apprezzano lo sfarzo baroccheggiante-rococò sulla falsariga delle corti mitteleuropee ottocetesche, pur se in salsa indiana. noi siamo di gran lunga più per  la maestosa eleganza dei forti e dei palazzi dei colleghi maharaja rajasthani.
a mysore poi ci sono interessanti musei e gallerie d'arte, il famoso zoo che evitiamo accuratamente, alcuni palazzi e chiese di epoca coloniale e il coloratissimo devaraja market, forse un po' troppo turistico ma di certo fotogenico.


SRIRANGAPATNAM

sede del regno islamico di hyder alì e tipu sultan, che nel settecento comprendeva  gran parte dell'india meridionale. oggi lungo il sacro fiume kauvery sopravvivono alcune rovine a suggerire la grandezza dei fasti del passato, spazzati via dall'occupazione inglese. la città vecchia custodisce i resti del forte e del palazzo, una moschea e il mausoleo dei sovrani. le vie costellate di templi, casette e botteghe conducono all'affascinante ranghanathaswamy temple, importante centro di culto vishnuita. secondo noi la ciliegina su questa torta deliziosa sono però i ghat e i piccoli templi lungo le sponde del fiume.



MADIKERI
capoluogo della regione collinare di kodagu, patria del popolo kodava, famosa per le lussureggianti piantagioni di caffè, anacardi, spezie e per i mulini per l'olio di cocco. qualche giorno tra fresco relax, caffè bollente e corroboranti passeggiate lontano dal delirio asfissiante delle città.