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4 – 16 gennaio 2012, KHAO LAK

la bellezza delle spiagge della thailandia ha fatto il giro del pianeta, tant'è che di questi tempi la sabbia bianca e l'acqua blu tocca dividerle più o meno con mezzo mondo..


questa (quella delle spiagge) è la thailandia più turistica, quella dei resort che spuntano come funghi lungo tratti di costa che immacolati lo erano forse qualche decennio fa, quella della distruzione sistematica di un patrimonio paesaggistico e naturale inestimabile, altrove ancora provvidenzialmente inviolato, quella del business ad ogni costo dove il turista è prima di tutto un pollo da spennare, e di certo qualcuno se la cerca pure, quella dove una notte costa quanto lo stipendio medio settimanale di un thai (ma all'occorrenza anche mensile) e dove i prezzi aumentano vertiginosamente di stagione in stagione (tanto per un occidentale in vacanza è comunque nulla, no?), quella dove trovare una bancarella thai-style, il classico chiosco su 2 ruote con 4 tavoli e piatti a 20-30 baht, in mezzo alla miriade di bar-ristoranti per turisti è un'impresa, quella dove oramai non si può nemmeno più contrattare com'è nel DNA asiatico, perchè i turisti mettono mano al portafoglio senza indugio alcuno e buonanotte, quella dove i negozi di souvenir e chincaglierie commercialoidi varie si susseguono senza soluzione di continuità e non c'è manco un negozio che ricordi la vita quotidiana di una qualunque città della terra...
khao lak è stata tra le località più duramente colpite dallo tsunami del 2004, che ha spazzato via ogni traccia di attività turistico-commerciale dalla spiaggia fino alla statale che passa qualche centinaio di metri a monte, ma oggi sembra essersi ripresa alla grande, grazie alla moltitudine di villeggianti tedeschi-nordici-russi che la prendono d'assalto ogni anno... intendiamoci, il posto non è male e con qualche piccolo accorgimento ci si può soggiornare piacevolmente.. a dir la verità, a cercarli moooooolto bene, si possono ancora trovare similostelli con camere pseudoeconomiche, un paio di ristoranti locali dove mangiare a prezzi thai e qualche negozio abbordabile per le spese quotidiane.. la spiaggia non è certo la migliore che abbiamo visto, ma ben si presta a corroboranti passeggiate di km e km verso nord e in più non c'è traccia dell'incessante pellegrinaggio di venditori ambulanti che ti assillano mentre dormi sulla sabbia (come ad esempio ad ao nang)...
in più, ora che ci siamo, tanto varrebbe vivercela al meglio e rilassarci al sole, se solo ci riuscisse di ignorare le troppe perplessità che offuscano i nostri giorni oziosi.. e allora eccole qui:
perchè mai si viene in thailandia per rinchiudersi in un resort a 5 stelle all- inclusive che ti offre la stessa sterile esperienza di un qualsiasi altro villaggio turistico dovunque nel mondo?
perchè mai si sceglie di fare una vacanza ultra-lussuosa in un paese che, se non agli stessi livelli di povertà di taluni suoi vicini, è comunque ancora ben lontano dalla ricchezza? (certo le strade delle località turistiche thailandesi non ti bombardano la coscienza con la stessa intensa brutalità di uno scenario indiano, di fronte al quale anche il visitatore medio non può che interrogarsi, mentre qui tra resort di lusso, macchinoni e strutture sanitarie all'avanguardia, si può fingere con maggior disinvoltura che la povertà non esista, per quanto le capanne di legno e paglia o le baracche di lamiera accanto ai resort si facciano notare eccome!)


perchè mai si viene in thailandia per cibarsi unicamente di pizza, pasta o qualche abominio yankee- style (leggi hamburger e patatine) in un ristorante che è la fotocopia di quelli che ci sono nelle nostre città, relegando la più autentica esperienza dello streetfood o del ristorante locale alla follia di una serata trasgressiva?
perchè mai per spostarsi si noleggiano costosissimi minivan con autista anzichè prendere un dignitosissimo e economico local bus?
questa è la thailandia dei tour operator, dei pacchetti, del lusso sfrenato da vacanza.. ma dov'è qui la vera thailandia? dove sono i thai? dove sono i sorrisi autentici che hanno reso popolare quest'angolo di mondo e che esplodono in ogni dove non appena si abbandona la via più battuta?
è chiaro che colpe e responsabilità non sono da imputare al solo turismo, è chiaro che le autorità autoctone sono ampiamente colpevoli rispetto alle massicce speculazioni di cui sopra, nonchè di lucrare sullo sfruttamento sessuale delle loro stesse madri, sorelle e figlie, è chiaro oramai da un pezzo come il business sia l'unica religione nel mondo dell'ossessione capitalistica, è chiaro che sono i thai ad aver permesso tutto questo, ma è pur vero che si possono ancora fare delle scelte..
e inoltre è più che mai evidente come tutto questo sia un retaggio dell'idiozia colonialista, l'ennesimo saccheggio di una terra che non sarà forse mai stata occupata militarmente dagli eserciti dell'ovest "civilizzato" ma ne è stata di certo violentata e trasformata e sta pagando un prezzo più che mai eccessivo..

questo tipo di turismo è una patologia catastrofica per il sud del mondo, profanato dalla creazione di enclavi di opulenza in mezzo alla povertà più devastante (vedi sinai, kenya, sudest-asiatico, caraibi etc).. povertà che è indotta anche dalle razzie sregolate delle multinazionali di quello stesso occidente che qui costruisce i suoi paradisi artificiali, perchè i suoi bravi soldatini possano ricaricare le pile prima di tornare a produrre.. sono paradisi per pochi e a senso unico, che si rivelano i peggiori inferni per la maggioranza delle comunità indigene, isolate e tagliate fuori dalla vita della loro stessa terra...

di nuovo, un turismo del genere giova ben poco a questi popoli...
e non si tratta di inveire contro il tourism businness in se stesso, di cui anche la nostra esperienza è espressione, oppure di puntare il dito contro la destinazione inflazionata per fare quelli che "noi siamo viaggiatori", anche perchè spesso se un luogo è turistico un motivo c'è, o ancora di sputtanarla la suddetta categoria di "backpackers navigati", che loro sì sanno come si viaggia, perchè questo è davvero un altro discorso... la verità è che siamo tutti turisti, che la fantomatica distinzione tra turista e viaggiatore appartiene ad un altro tempo e oggi è un luogo comune che alberga solo nella mente di chi si sente un novello "traveller on the road" lungo uno dei famigerati post-hippy-trails e non certo nello sguardo dei locali, per i quali nel bene e nel male saremo sempre tutti "farang"..
si tratta piuttosto di essere consapevoli del tipo di turismo che si sceglie e di fare in modo che sia sostenibile: dormire unicamente in posti gestiti dai locali e non in tristissime catene alberghiere, mangiare nei ristoranti locali e non solo in quelli puramente per turisti, fare la spesa nei negozi locali e non al 7-11, dormire senza AC, viaggiare sui mezzi pubblici, non collezionare montagne di sacchetti di plastica in queste terre di invasati del packaging, fare un po' meno quello che dice la guida e più quello che ci suggeriscono l'istinto e il momento, cercare di uscire dalle rotte più battute, anche se questo può significare camera iper-basic senza acqua calda e/o connessione internet per "spassarsela" su faccialibro e soprattutto niente insopportabili scooter a noleggio...
e con questo abbiamo chiuso con queste divagazioni dal retrogusto un po' amaro..
mah! forse è ora di andare verso nord...

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