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28 ottobre-2 novembre 2010: VAGANDO PER IL SUDEST...

l'ultimo scorcio di turchia prima di attraversare il confine..
abbiamo vagabondato un po' per il kurdistan turco, tra il monte nemrut e kahta, adiyaman, şanliurfa, harran, bireçik e gaziantep..
l'atmosfera che si respira è assai diversa da quella delle coste o dell'estremo ovest, più spiccatamente mediorientale.. la popolazione è ben più mista con, oltre ai turchi, un'elevata percentuale di curdi e arabi, cosa che si nota immediatamente dall'abbigliamento (sono sempre di più le donne col velo integrale, gli uomini indossano i pantaloni arabi, o șalvar, per intenderci quelli ampissimi in zona cavallo, e keffye e turbanti multicolori spuntano un po' dovunque!) e dal fatto che, per la prima volta, di fronte alla richiesta del classico e onnipresente çay (thè), ci sentiamo rispondere "turkish or arabic?".. senza contare che anche dal punto di vista linguistico non è difficile sperimentare la stessa varietà di cui sopra..
prima tappa il leggendario monte nemrut, che svetta coi suoi 2150 m sui dolci pendii collinari della mesopotamia settentrionale.. la cima custodisce, nel suo silenzio misticheggiante, la tomba di antioco I re della commagene: un tumulo di pietruzze non più grandi di un pugno, alto circa 50 m, alla cui base sorge il santuario monumentale, disposto su tre terrazze, a nord, est e ovest, e costituito da altari celebrativi ornati di statue gigantesche.. a rendere questo uno dei siti più popolari e suggestivi della turchia intera sono le teste di dette statue, decapitate da fulmini e terremoti, che danno il meglio di sè alle prime luci dell'alba o al tramonto.. e noi, da parte nostra, non possiamo che rimembrare, non senza un po' di nostalgia, i riflessi rossastri dipinti dal crepuscolo sulla pietra, che sfumano nel giallo ocra delle pendici brulle e sassose tutt'intorno, degne dei monti lunari, e poi si ravvivano nel verde a perdita d'occhio delle vallate, che degradano fino alla piana dell'eufrate, per poi scomparire, inghiottite dal buio della notte mesopotamica..
da qui poi adiyaman, famosa per la produzione di tabacco, infatti nel SE quasi tutti si rollano da sè le sigàra.. cosa che abbiamo appreso con non poco gaudio, facendo scorta di quello che sembra essere il miglior tabacco prodotto in terra turca, sia direttamente dalle mani dei coltivatori, sul monte nemrut, sia nel bazar di urfa..
ecco.. a proposito di urfa.. è la città dove si dice sia nato abramo, il quale, essendo patriarca di tutte e tre le religioni monoteiste semitiche, è un personaggio notevole anche per il mondo islamico, perciò urfa è città santa di notevole importanza per i musulmani turchi nonchè meta di assidui pellegrinaggi.. è qui che, secondo la leggenda, ibrahim distrusse gli idoli pagani, scatenando l'ira del re assiro nimrod che tentò di bruciarlo vivo; il provvidenziale intervento divino trasformò il fuoco nella sacra piscina di urfa e i carboni ardenti nelle carpe che la popolano... noi ci siamo arrivati, noncuranti delle folle bibliche in cui ci saremmo imbattuti, il 29 ottobre, festa della repubblica turca, trovando la città e soprattutto la zona delle moschee e della piscina letteralmente presa d'assalto dai fedeli, che si accalcano sgomitando ai bordi delle vasche per nutrire le carpe sacre... uno spettacolo colorato e caotico, che ha reso la permanenza nella "gloriosa urfa" ancora più interessante..
poi abbiamo raggiunto harran, sul confine siriano, un sito legato di nuovo alla vita di abramo, ma famoso anche per le caratteristiche case ad alveare..
e infine "gazi" antep, l'eroica, la città del FISTIK, il pistacchio, e del subilme BAKLAVA al pistacchio, e bireçik, dove abbiamo fatto un salto per passeggiare lungo le sponde dell'eufrate..
lasciato il kurdistan, ci siamo diretti ad antakya, l'antica antiochia, il cui grandioso passato cristiano è ben più che un ricordo, per passarci un po' di tempo prima di abbandonare il suolo turco.. di lì poi abbiamo passato il confine in direzione di aleppo..
e ora siria...

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