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INDIA² - 20 gennaio – 13 febbraio 2013: TAMIL NADU

la patria dei tamil è terra di templi maestosi e ammalianti, capolavori per eccellenza dell'architettura dravidica. ben lungi dall'essere semplici luoghi di culto e devozione, i koil sono vere e proprie città nelle città: grandiosi complessi di edifici, di dimensioni quasi sempre mastodontiche, racchiusi in recinti sacri dipinti in righe rosse e bianche, cui si accede attraverso monumentali torri d'ingresso (gopuram) spesso coloratissime e sempre finemente scolpite. l'interno è degno dei palazzi reali di sultani e maharaja, con una serie di recinti, gallerie e camminamenti concentrici in cui si succedono lunghi corridoi per la deambulazione fiancheggiati da pregiate colonne decorate, stalle e locali di servizio, padiglioni per i devoti in pellegrinaggio, cisterne sacre per le abluzioni, chioschi per il prasad (il cibo sacro) e le offerte alle divinità, imponenti sale “dalle mille colonne”, un corollario pressochè infinito di santuari minori e infine il cuore della struttura templare dove si colloca il sancta sanctorum, la cella della divinità, in cui l'accesso è sempre precluso ai non hindu. in mezzo a cotanta meraviglia sfilano ininterrotti i pellegrini e i bramini nelle loro vesti bianche, ciascuno intento al compimento di qualche pittoresco rituale. candele accese, puje floreali, fumi e profumi di incenso, canti sacri che vibrano nell'aria attraverso i corridoi silenziosi, ipnotici mantra mormorati sommessamente, insomma l'affresco quotidiano di una ritualità magica, rivelatasi al nostro immaginario come un miraggio della perduta atlantide destinato a dissolversi in un attimo nella visione sfumata di un mondo onirico.

i tamil sono dravidici (= parlanti lingue dravidiche non appartenenti al ceppo linguistico indoiranico, cui invece fanno capo il sanscrito e gli idiomi di sua diretta derivazione) e coltivano fieramente la loro identità, cultura e la loro ricca tradizione artistico-letteraria. capita a volte che questa sorta di orgoglio patriottico finisca per assumere, negli ambiti politici del nazionalismo tamil, proporzioni forse esagerate, per cui essi rivendicano una sorta di priorità etnica e culturale nei confronti degli indiani del nord, in relazione alla controversa teoria dell'invasione ariana, cavallo di  battaglia dell'indologia accademica occidentale e talvolta anche indiana (assolutamente non suffragata da alcuna prova documentale e ripetutamente smentita da evidenze archeologiche etc), per cui l'origine della cultura vedica è da datarsi intorno a 1500-1000 ac e da attribuirsi alla penetrazione in india di tribù indoeuropee nomadi, le quali avrebbero messo fine alla preesistente cosiddetta civiltà della valle dell'indo di matrice dravidica. il governo centrale di delhi è in questo senso a tratti dipinto come l'attuazione ultima della colonizzazione dell'india dravidica da parte della componente indoeuropea, mai venuta meno dall'età vedica in poi. in generale ovunque in tamil nadu si respira il carattere peculiare di quest'angolo d'india e del suo grandioso bagaglio culturale, peraltro di chiara impronta vedica, che spazia dalla letteratura classica sangam, ai retaggi straordinari dei potenti regni hindu (i chola di thanjavur, i pandya di madurai, i chera di coimbatore e salem e i pallava di kanchipuram) fioriti tra III secolo ac e XVII sec dc, fino alla prelibata cucina veg, per noi la più deliziosa del subcontinente. a tal proposito non possiamo non menzionare soprattutto gli idly (tortini di farina di lenticchie e riso, cotti al vapore e serviti con sambar e chutney al cocco, alla cipolla e tamarindo, al pomodoro o alla menta) e l'onnipresente banana leaf meal, ovvero un thali su una foglia di banano da mangiare rigorosamente con le mani: riso, roti, papad, sambar (zuppa di lenticchie e verdure), rasam (zuppa al tamarindo con verdure e spezie), curd, pickle e un numero variabile ma sempre abbondante di veg curry, profumati al cocco e spezie e mai affogati nel ghee come accade al nord. imbattibile.


qui come in karnataka a fare da contorno ci sono paesaggi tra i più splendidi che l'india possa regalare: risaie verdissime bordate di palme, montagne di massi giganti che incorniciano villaggi di piccole casette colorate o di capanne dai tetti in paglia, sempre strette intorno al tempio, scene di vita campestre, km di costa e incantevoli panorami montani.
c'è da dire poi che, diversamente dalla fascia più benestante costituita da maharashtra, goa e karnakata, la sensazione qui è quella di una tenore di vita generalmente meno alto: aumentano i rifiuti lungo le strade e nei campi e le zone degradate, così come i bambini di strada e quanti vivono ampiamente sotto la soglia di povertà, costretti a mendicare per sfamarsi. il traffico esagerato, l'inquinamento opprimente e il chiasso infernale continuano invece ad essere una costante. ma non si può certo dire che non ne valga la pena..

KANYAKUMARI
la nostra discesa non può spingersi più a sud di così. ecco la punta dell'india, kanyakumari. 
estrema propaggine meridionale del subcontinente, presso cui si fondono le acque di mare arabico, mar delle andamane e golfo del bengala. qui swamy vivekananda, il monaco errante, meditò sulla liberazione dei popoli d'india e del mondo, seduto sull'ultimo pezzo di roccia indiana, quella stessa lingua di terra abbracciata dal mare dove oggi sorge il suo memoriale. e, poco lontano sul lungomare fitto di case colorate, fanno porto decine di variopinte barche da pesca e i pescatori se ne stanno seduti a riparare le reti e giocare a carte. kanyakumari è anche la dimora della dea vergine (in sanscrito appunto kanyakumari), uno dei mille volti della shakti, la madre universale, venerata nell'incanto evanescente di candele vulvomorfe, ardenti nella luce soffusa del suo tempio al limitare del mare.

                                     
MADURAI
madurai è una grande città e perciò parte in svantaggio nella nostra personale classifica di gradimento, ma poi è impossibile non essere rapiti dallo splendore del sri meenakshi temple, incredibile paradigma di bellezza sacrale e grazia architettonica tamil, dedicato a meenakshi, un'altra delle forme della madre divina, e al suo consorte shiva sundareshwar.
appena fuori dal recinto sacro c'è un delizioso mercato, ricavato tra le colonne ornate di una sala ipostila, e tutto intorno le vie del bazar moderno che si spingono fino al grazioso palazzo di tirumalai nayak.










KODAIKANAL
a questo punto abbiamo decisamente bisogno di ossigenarci, perciò facciamo rotta verso i ghati occidentali e kodaikanal. “dono della foresta”, questo il significato del suo nome, è una piccola fresca cittadina montana, adagiata sulle sponde dell'omonimo lago, famosa per il caffè, l'olio di eucalipto e l'ottima cioccolata artigianale.


                                               
TRICHY
nonostante desideriamo più di ogni altra cosa farla finita con le città, il tamil nadu infila una chicca dietro l'altra e perciò stringiamo i denti. e trichy non fa eccezione. alla follia frenetica delle strade ipertrafficate oppone il fascino del rock fort temple, sacra fortezza del regno pallava in cui sorge un complesso multitemplare, che primeggia in quanto a location, dominando dalla cima di una collina il gremitissimo bazar sottostante. e non è finita qui, perchè ci sono pure il magnifico tempio vishnuita di ranganathaswamy, sempre strabiliante e gigantesco come piace ai tamil, e poi l'incantevole quiete del jambukheshwara swamy, uno dei pancha bootha sthalam, i cinque templi elementali di shiva. il signore degli elementi qui è celebrato quale appu lingam, il lingam d'acqua che scaturisce da una fonte sotterranea al tempio, ma che leggendariamente fu plasmato da parvati con l'acqua del fiume cauvery, durante la sua penitenza nella foresta di jambu.


THANJAVUR
capitale dei chola, di cui ospita il palazzo reale, in restauro al tempo della nostra visita e in tutta onestà per niente imperdibile, eccezion fatta per la saraswati mahal library e la sua pregevole collezione di manoscritti. qui il fiore all'occhiello dell'eredità chola è senza dubbio lo spettacolare brihadishwara temple, uno dei più bei templi che abbiamo visto in india, un incanto ambrato nella luce dorata del tramonto e incredibilmente tranquillo nonostante l'ingresso gratuito.


KUMBAKONAM
kumbakonam proclama a gran voce il suo ruolo di città sacra della dinastia chola, esibendo letteralmente un tempio ad ogni angolo, in un catalogo minuzioso di architettura dravidica in cui davvero si incontrano quasi più gopuram che case.


CHIDAMBARAM
altra capitale del regno chola e centro di pellegrinaggio di straordinaria rilevanza per il suo shiva nataraja temple. nataraja è il signore della danza, il danzatore cosmico, manifestazione dell'energia imperitura sottesa all'eterno movimento che permea il tutto, lo conserva e lo dissolve, nella danza incessante di distruzione e ricreazione dell'universo. egli rappresenta anche la quinta incarnazione elementale, l'etere infinito e senza forma.



                                                         
PONDICHERRY
pondy è l'enclave storica dell'india francese, conquistata nel tardo XVII secolo e ceduta solo nel 1956, che in realtà non è tamil nadu bensì autonomo territorio dell'unione. oltre al quartiere coloniale sul lungomare, gradevole ma decisamente asettico rispetto al caos animato della parte indiana, la città è famosa per l'ashram di sri aurobindo, poeta, filosofo e mistico indiano vissuto nel secolo scorso che qui ha condotto parte fondamentale della sua ricerca spirituale fino al sopraggiungere della morte. a pochi km da pondy sorge auroville, la città sperimentale basata sui suoi insegnamenti e fondata neglia anni sessanta dalla mère (la madre), compagna spirituale e continuatrice dell'opera di aurobindo. il progetto mira alla costruzione di una comunità universale, che realizzi la pienezza dell'unità del genere umano, al di là di appartenenza nazionale, credo religioso e tendenze politiche. non avendoci messo piede non ci possiamo esprimere in merito all'effettivo compimento di tali propositi.

THIRUVANNAMALAI
dominata dal monte arunachala, tiruvannamalai è nota per l'arunachaleshwarar temple, un altro dei templi elementali di shiva, qui manifestatosi sottoforma dell'agni lingam, il lingam di fuoco. le leggende narrano del gesto giocoso di parvati, la quale chiuse per scherzo gli occhi dell'amato, mentre i due se ne stavano insieme nella dimora himalayana di shiva sul monte kailash. pur se si trattò di un solo istante del tempo divino, l'universo fu sommerso dall'oscurità per innumerevoli anni finchè, in seguito alla penitenza di parvati, shiva apparve quale colonna di fuoco sulla cima del monte arunachala restituendo la luce al mondo. quindi si unì a parvati nell'androgino divino ardhanarishwara, cui è consacrato un piccolo tempio lungo le pendici della montagna sacra a pavala kundru. la seconda versione racconta invece del contenzioso tra vishnu e brahma per stabilire chi fosse il più potente tra gli dei. si dice che, per risolvere la questione, shiva sia apparso nelle sembianze dell'agni lingam, sfidando i compagni a trovare la sorgente della colonna di fiamme. nessuno dei due venne a capo dell'enigma, ma fu solo vishnu ad ammettere la sconfitta, mentra brahma mentì e fu per questo condannato da shiva a non essere mai venerato in alcuno dei templi della terra.

in silenzio e solitudine nelle grotte del sacro arunachala meditò per buona parte della sua vita sri ramana maharshi, mistico ed esponente tra i più onorati dell'advaita vedanta, prima della fondazione del suo ashram che sorge appena fuori città.


MAMALLAPURAM
seconda città e porto principale del regno dei pallava di kanchipuram. mamallapuram oggi è un piccolo villaggio non lontano da chennai che campa di turismo, essendo diventata, chissà poi perchè, la principale destinazione per i visitatori stranieri in tamil nadu. non che sia del tutto priva di attrattive: c'è il delizioso shore temple, che dalla sua scogliera si sporge al vento sferzante della baia del bengala, poi i pancha rathas, cinque gradevoli strutture monolitiche a forma di carro, il bel rilievo della penitenza di arjuna e altri mandapa sparsi un po' dovunque sulla collina che si innalza sopra la città. insomma ce n'è un po' per tutti i gusti, ma niente che possa secondo noi paragonarsi alla visione di uno qualunque dei grandi templi tamil.



KANCHIPURAM
una delle sette città sacre dell'india nonchè capitale della dinastia pallava. menzione speciale per il kailashanathar e la sua aurea fatata e per un altro tempio elementale, l'ekambeshwara swamy, in cui shiva è venerato quale signore dell'albero di mango. all'interno del recinto è infatti custodito un mango antichissimo, in memoria della pianta sacra all'ombra della quale parvati avrebbe forgiato con la sabbia un lingam (il lingam di terra) per adorare shiva e unirsi a lui.











VELLORE
vellore è dominata dal suo bel forte cinquecentesco, costruito dai vijayanagar e poi passato nelle mani di maratha, mogul e invasori britannici. le vie tortuose del bazar sono sempre animatissime e i prezzi i migliori del tamil nadu.


1 commento:

  1. trovati!!
    che posto il tamil nadu!
    mi ricordo che una volta a chidambaram, mentre passeggiavo in gran cazzeggio in giro per il tempio, un gruppo di brahmini mi si accosta e uno di loro mi guarda e dice: "just be happy and make others happy!"..e io muto!
    alla prossima (in vietnam?)!
    buon viaggio!

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