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22 novembre – 10 dicembre 2013
CAMBOGIA


lasciamo saigon col solito misto di nostalgica mestizia per i giorni vietnamiti e voglia curiosa di mettere il naso di là del confine. al passaggio della frontiera ci attende già un lieve mutamento di atmosfera nella transizione tra le due anime del sudest asiatico, tra l'area di influenza cinese del vietnam, caratterizzata da elementi di evidente derivazione sinica, come gli edifici a pagoda, il buddhismo mahayana, un corpus di leggende peculiare ma denso di suggestioni e dragoni in pieno stile “celeste impero” alla regione thai-lao-khmer di più marcata influenza indica, ricca di rimandi alla struttura templare (shikara-prang) e urbana hindu nell'architettura tradizionale, ai curry speziati del subcontinente nella cucina, alla cosmogonia vedico-buddhista, alla grande epica del ramayana, a elementi dal sapore decisamente indiano nell'arte, nella danza, nel teatro ect. è la commistione fusion unica dell'indocina. 
 



della cambogia l'”occidentale” medio conosce poco o niente, tranne forse la disastrosa stagione della “kampuchea democratica” dei khmer rossi e, ma è un'ipotesi ancora più remota, la grandiosità ammaliante delle rovine di angkor, uno dei siti archeologici più vasti, imponenti e affascinanti dell'asia e del mondo intero. il popolo khmer, il gruppo etnico maggioritario in cambogia che ha plasmato la storia e l'evoluzione culurale di tutto il paese, ha subito sin dai primordi della sua civiltà l'influenza culturale-politica-religiosa dell'india hindu, evidente nella struttura sociale a caste, nell'adozione dell'induismo come religione di stato prima della conversione al buddhismo, nell'arte e nell'architettura e nella concezione della sovranità. il più antico dei regni khmer fu quello di funan, fiorito tra I e VII secolo dc, cui seguì il regno di chenla, ma l'epoca aurea della civiltà khmer corrisponde al periodo che va dal IX al XIII secolo, quando il regno di kambuja inglobava entro i propri confini vietnam, laos e thailandia e la sua area di influenza abbracciava anche alcune zone dell'odierna malesia. il centro del suo potere fu la pianura alluvionale a nord del lago tonlé sap e precisamente la splendida angkor, la quale capitolò infine nel 1431, soccombendo all'invasione dei thai. seguì una fase di instabilità durante la quale si alternò sul trono cambogiano una teoria di sovrani poco autoritari e da cui la cambogia uscì ridotta a mero territorio di conquista, conteso tra i vicini thai e vietnamiti.



negli anni sessanta dell'800 divenne protettorato francese e tale rimase, salvo un breve periodo di autonomia nel 1945, fino al 1953 quando re sihanouk strappò alle autorità coloniali un accordo preliminare all'indipendenza, che fu poi sancita alla conferenza di ginevra l'anno successivo.

il sangkum reastr niyum o "comunità socialista popolare", il nuovo organismo politico fondato dall'ex monarca, che aveva nel frattempo abdicato in favore del padre, vinse tutti i seggi dell'assemblea nazionale nelle elezioni del 1955, grazie alla grande popolarità di cui sihanouk godeva presso la popolazione rurale. la cambogia si imbarcò quindi in una sorta di anomalo esperimento socialista, che prevedeva tra le altre cose l'inclusione delle sinistre al governo e la nazionalizzazione delle banche e del commercio con l'estero, ma accettava al contempo anche gli aiuti economici e militari degli usa e intratteneva buoni rapporti con cina e vietnam del nord.

nei primi anni sessanta tuttavia sihanouk si staccò progressivamente dagli stati uniti, avvicinandosi sempre di più al blocco comunista della cina di mao e dell'urss, tanto che durante la guerra del vietnam, nonostante gli ufficiali proclami di neutralità, permise alla resistenza vietcong di nascondersi nella fitta giungla cambogiana, e dal 1966 all'esercito popolare nordvietnamita di fare base in cambogia e utilizzare il porto di sihanoukville come punto di attracco per le navi di supporto alle truppe comuniste nel vietnam del sud. questa presa di posizione scatenò i massicci bombardamenti usa in tutto il territorio cambogiano, noti come operazione menu, che costarono la vita a migliaia di civili, spazzati via dai quasi 3 milioni di tonnellate di bombe (più di tutte quelle lanciate dagli alleati nel secondo conflitto mondiale, incluse le atomiche su hiroshima e nagasaki). in seguito emersero particolari inquietanti riguardo la suddetta campagna bombarola, avviata sotto silenzio già a partire dal 1965 con l'amministrazione johnson: tra 1965 e 1968 vennero effettuate 2,565 uscite aeree attraverso i cieli della cambogia con ben 214 tonnellate di bombe sganciate, in supporto alle incursioni terrestri (quasi 2000), anch'esse segrete, condotte nello stesso periodo dalle forze speciali usa in territorio cambogiano. 
 

nel frattempo nel panorama politico nazionale si affermò la figura del generale lon nol, la cui carriera, sostenuta sin dall'inizio dalla CIA, si mostrò da subito orientata in direzione di una progressiva e devastante destabilizzazione degli equilibri della società cambogiana, messa in atto tramite una sanguinaria strategia di repressione del dissenso, che portò allo scoppio di innumerevoli rivolte. proprio a questo brutale clima di terrore, foraggiato dal beneplacito americano, che si concretizzò mentre sulle cambogia piovevano le mortifere bombe yankee, si deve imputare il rafforzamento del partito comunista dei khmer rossi, con cui presto sihanouk considerò opportuno allearsi, visto anche il fallimento dei suoi accordi con la cina, per nulla intenzionata a limitare le incursioni vietnamite in cambogia, ma anzi mostratasi più e più volte collusa con le azioni condotte dalla guerriglia a danno del suo governo. lol nol per tutta risposta si lanciò in una serie terribile di massacri contro la popolazione di etnia vietnamita in cambogia, come deterrente contro le attività paramilitari di hanoi, e intensificò la sua manovra reazionaria contro i rivoluzionari comunisti. parallelamente la presidenza nixon cambiò rotta alla strategia americana nel sudest asiatico, aprendo all'impiego dei b-52 nell'ottica di un'intensificazione dei bombardamenti a tappeto, che doveva servire a tenere a bada le forze nemiche e a consentire il progressivo ritiro dell'esercito statunitense dal vietnam: i cambogiani furono usati come carne da macello per proteggere i soldati americani (600.000 morti e almeno due milioni di rifugiati) e intere aree del paese, come promesso poco tempo prima dai vertici del pantagono ai vicini vietnamiti, furono quasi “riportate indietro all'età della pietra”.

quando l'alleanza di sihanouk coi khmer rossi, il laotiano pathet lao e il vietnam del nord portò alla formazione del GRUNK, il government royal d'union nationale du kampuchea, l'ingerenza americana si tradusse in un vero e proprio dirottamento del panorama politico interno: nel 1970, poco dopo l'invasione terrestre della cambogia da parte dell'esercito a stelle e strisce, la CIA spalleggiò il colpo di stato del generale lon nol, il quale depose il neonato governo di sihanouk, abolì l'istituzione monarchica e la sostituì con una forma di amministrazine ultracentralizzata, la “repubblica khmer”, di cui lon nol stesso fu presidente fino al 1975. per i cinque lunghi anni della sua leadership piovvero sul suo entourage cospicui aiuti militari (munizioni ed equipaggiamenti) da parte usa, tramite il military equipment delivery team (MEDT), che venne inviato a phnom penh nel 1971 con un totale di 113 ufficiali. 
 

l'opposizione al regime militare del generale, duramente colpita dalla sua politica del pugno di ferro, devastata dalle bombe americane e ridotta alla fame e alla miseria, infuse nuova vita alle attività dei khmer rossi, affidando la gestione della guerriglia alla loro fanteria pesante, che presto soppiantò il ruolo preminente delle truppe nordvietnamite, nazionalizzando così il conflitto e trasformandolo in una sanguinosa guerra civile tra la resistenza comunista, con gli alleati vietcong, e le forze governative di lon nol, supportate dagli stati uniti e dal vietnam meridionale. l'inferno che ne seguì e le continue incursioni terrestri e aeree americane impressero ulteriore mordente all'azione di pol pot e dei suoi, spingendo la mggioranza delle popolazione a supportare i khmer rossi.

nel 1973 l'ultima fase di bombardamenti, volta a fermare l'avanzata di pol pot verso phnom penh, ridusse in uno stato di distruzione quasi apocalittica tutta l'area della capitale, in cui per giunta dalle altre aree disastrate si riversarono più di un milione di profughi disperati, costretti a mendicare in città senza cibo, lavoro e assistenza medica. la sconsiderata politica di terrorismo adottata dagli stati uniti devastò totalmente la cambogia, mandandola in rovina e facendola capitolare nel 1975 sotto il controllo definitivo dei khmer rossi, l’unica forza sufficientemente organizzata da impadronirsi del potere. il loro direttivo si allineò presto con pechino, allontanandosi dagli oramai ex-alleati di hanoi e del patto di varsavia, e quindi, in conseguenza della svolta “filoamericana” dell’ultimo mao, seguì il medesimo percorso, gettando le basi per la successiva cooperazione pol pot-washington degli anni ‛80.

lon nol rassegnò le dimissioni e abbandonò il paese il 1º aprile 1975: la guerra civile era finita ma stava per aprirsi la stagione nera della “kampuchea democratica”, il nuovo corso impresso al paese dai khmer rossi, la cui prima iniziativa fu di svuotare completamente la capitale della sua popolazione e di avviare una lunga serie di esecuzioni. sihanouk divenne capo dello stato, ma nel giro di poco tempo tempo dovette soccombere all'affermarsi dell'ala più estremista. nel 1976, quando fu nominato primo ministro, pol pot ricalibrò il calendario sul simbolico “anno zero” e chiuse i confini per sottrarre la cambogia all'ingerenza straniera e traghettarla indietro nel tempo all'era pre-industriale. nel periodo che seguì, tra i più bui della storia nazionale, i cambogiani sperimentarono l'orrore e la ferocia terribile di uno sterminio autoindotto, anche se non è difficile tracciare gli intrecci di responsabilità internazionali che permisero l'affermarsi del regime e che sono perciò imputabili di complicità nei suoi crimini, cui la comunità internazionale assistette senza muover un dito. i khmer rossi, tentando di indirizzare la società cambogiana ad un egualitarismo rurale, fondarono una sorta di cooperativa agraria di stampo maoista, edificandola però col sangue del loro stesso popolo, deportato in massa e, qualora avesse manifestato la minima forma di opposizione, sistematicamente massacrato. da '75 al '79 in soli quattro anni vennero messi a morte circa un milione e mezzo di cambogiani, quasi il 20% dell'intera popolazione. per tutto il tempo la crescente evidenza delle atrocità dei khmer rossi fu sotto gli occhi del mondo, ma il governo americano e i suoi alleati in europa e asia rimasero in silenzio per non dover riconoscere le loro oggettive responsabilità nell’ascesa al potere di pol pot. un'alleanza oltremodo nefasta, quella tra CIA e khmer rossi, nata in chiave anti-sovietica e anti-vietnamita e durata oltre due decenni, nei quali gli stati uniti furono responsabili del sostegno della guerriglia khmer negli anni ‛80, ma anche, più o meno direttamente, della loro ascesa negli anni ‛70. 



alla dittatura di pol pot pose fine il governo di hanoi, che, a causa delle continue infiltrazioni cambogiane in vietnam, decise di invadere la cambogia nel 1979, favorendo l'ascesa al potere di heng samrin. l'occupazione vietnamita durò fino al 1989, nonostante la ferma opposizione delle nazioni unite all'egemonia di hanoi in cambogia, condannata dalla comunità internazionale pur se aveva liberato il paese da una dittatura sanguinaria ufficialmente ostracizzata da tutto il cosiddetto “mondo libero”. dal '79 al '91 i khmer rossi godettero in realtà del supporto di usa, thailandia e cina, nel clima antisovietico e antivietnamita da piena guerra fredda, tanto che sul confine thailandese si raggrupparono un gran numero di guerriglieri rifugiati e vennero costruite basi strategiche per la gestione delle azioni di sabotaggio contro il neonato governo filo-vietnamita. anziché contribuire alla ricostruzione, stati uniti, giappone e gran bretagna divennero i principali sponsor di pol pot, per il quale dal 1980 al 1986 l'amministrazione americana stanziò in totale 85 milioni di dollari, spesso riversati nelle casse dei khmer rossi attraverso l'association of southeast asian nations (ASEAN). questo mentre la cambogia sprofondava nella miseria, totalmente priva delle infrastrutture basilari, di un sistema sanitario, di una rete di trasporti e di strade, con la popolazione ridotta alla fame.

per chi se lo chiedesse, ecco come si spiega lo stato in cui versa la cambogia oggi.



tra 1987 e 1991 il vietnam procedette al progressivo ritiro delle sue truppe dal territorio cambogiano e gli accordi di parigi portarono all'inaugurazione del mandato ONU, che, invece di sancire la stabilizzazione e il bando dei khmer rossi, finì per ottenere la marginazzazione del CPP (partito popolare cambogiano) di hun sen e tentò di includere nuovamente pol pot e i suoi nella vita politica cambogiana. ogni asserzione che sottolinei perciò l'impegno internazionale nella criminalizzazione e nella caduta della dittatura dei khmer rossi pare da ogni punto di vista quanto mai falsa. la CIA da parte sua contribuì invece per tutto il tempo all'isolamento diplomatico, politico ed economico della cambogia. in questo senso il mandato delle nazioni unite è da vedersi come l'ennesimo colpo di mano, atto a evitare la vittoria del CPP, attraverso la rimozione delle truppe vietnamite e il disarmo dei militanti del partito popolare, che furono costretti a consegnare più armi dei khmer rossi, i quali ebbero invece la possibilità di nasconderle in montagna e nella giungla. la continua interferenza nei processi elettorali consegnò la cambogia nelle mani di coalizioni deboli e insolventi, che non riusciriono ad avviare alcun processo di sviluppo. le elezioni per l'assemblea costituente del 1993, boicottate dai khmer rossi, furono vinte dai monarchici del FUNCIPEC (fronte unito nazionale per una cambogia indipendente, neutrale, pacifica e cooperativa) guidato da sihanouk, che ripristinò la monarchia, affidando il governo al figlio del re, norodom ranarridh, e a hun sen. pol pot morì nell'aprile del 1998. nel 1999 la cambogia aderì all'ASEAN e nel 2001 venne accolta la proposta ONU di istituire un tribunale internazionale per giudicare i crimini commessi dai khmer rossi. prese così avvio il processo farsa a danno di una manciata di imputati con responsabilità pesanti e oggettive per carità, con cui la comunità internazionale si lavò pilatescamente le mani dalle accuse di favoreggiamento e complicità negli stermini cambogiani. 
 

il 2003 vide il brusco deterioramento delle relazioni tra cambogia e thailandia, a causa della disputa sull'appartenenza del tempio di preah vihear, che sfociò in scontri a fuoco e nella chiusura del confine. alle elezioni del 2003 si affermò il CPP del primo ministro hun sen e al vertice di cancun dello stesso anno la cambogia entrò far parte del WTO. le condizioni per l'ingresso furono a dir poco pesantissime: tagli delle tariffe doganali, apertura totale del mercato interno agli investimenti stranieri e rinuncia all'utilizzo dei farmaci generici prodotti nel paese.

ancora oggi l'eredità dell'intervento americano in cambogia è scritta nel sangue e nellla povertà che attanaglia l'intero paese, anche perchè l'ingerenza usa non ebbe fine con la sospensione dei bombardamenti, ma assunse semplicemente nuove forme, quali la manipolazione delle elezioni, la destabilizzazione interna, tramite la consolidata politica del sostegno economico-strategico a ambo le parti in gioco (con esiti indiscutibilmente pro-usa come l'estromissione del leader dell'UNCINPEC da parte del suo partner di coalizione hun sen del CPP, come da dettami di washington) o la totale sudditanza economica. basti a questo proposito ricordare come la cambogia sia uno degli unici paesi al mondo ad utilizzare anche nelle piccole transazioni economiche quotidiane una moneta non propria, nella fattispecie i dollari americani, introdotti negli anni '90 con la scusa di contribuire alla ricostruzione dalla forza di pace delle nazioni unite, che ne iniettò una quantità ingente nell'economia locale, trasformandoli nella valuta de facto in uso e minando alla base qualsiasi tentativo della banca nazionale cambogiana di controllare autonomamente la politica monetaria nazionale. 
negli ultimi anni la cambogia è diventata terreno di caccia per gli speculatori internazionali e le multinazionali del tursimo, grazie alla politica di liberalizzazioni per cui è possibile costituire aziende con capitale al 100% straniero, acquistare terreni e proprietà immobiliari e essere titolari di contratti di concessione validi duecento anni. nel 2007 poi hun sen ha dato avvio alla svendita delle spiagge sulla terraferma, espropriando le terre di contadini e pescatori, cacciando a forza i legittimi proprietari e finendo per consegnare più del 45% del territorio nazionale nelle mani di società straniere.

nella cambogia di oggi, soprattutto nelle zone turistiche, non è raro incappare in senzatetto o bambini che mendicano per pochi spiccioli, una situazione praticamente inesistente nel resto del sudest asiatico, lo sfruttamento della prostituzione minorile è una ferita aperta nel cuore della società, l'attività delle ONG è quantomeno ambigua quando non collusa con gli interessi delle multinazionali e delle lobby di governo, il commercio di ciò che resta dei tesori khmer è la triste realtà quotidiana. alla faccia dell'intervento liberatore delle nazioni unite che ha salvato la cambogia dal diventare un paese disastrato come il vietnam socialista!




dal confine di moc bai arriviamo direttamente a phnom penh, viaggiando attraverso incantevoli villaggi di case-palafitte in legno colorato, palme e risaie tra cui spuntano di nuovo i tetti appuntiti dei wat.



PHNOM PENH

la capitale è una città piacevole, anche se le tariffe d'ingresso in dollari stonano non poco con le tendenze ultraeconomiche del costo della vita. quindi vaghiamo come al solito in lungo e in largo, privilegiando templi e mercati, che sono la nostra passione, a scapito di musei e affini, a onor del vero un po' troppo costosi. l'orussey market, che abbiamo poco lontano da casa, è un bijoux con ogni ben di dio, incluse bancarelle veg davvero economiche, e scorci di vita quotidiana da servizio fotografico. il central market invece è la classica trappola per turisti, perciò è di gran luga più appagante rovistare tra i banchi dei deliziosi mercati di quartiere, fare due chiacchiere con le onnipresenti parrucchiere di strada mentre ci si gusta un ottimo caffè nero con ghiaccio. la cambogia si rivela da subito adatta alle nostre corde.



KOMPONG CHAM

kompong cham è una tranquilla cittadina della provincia cambogiana, col un bel mercato dai prezzi stracciatissimi (mangiare per strada in cambogia è una goduria degna delle epiche abbuffate del subcontinente), edifici coloniali scrostati ma fascinosi lungo le vie del centro e un tranquillo lungofiume animato dai pescatori e dai soliti capannelli ciarlieri. noleggiamo una bici e ci dirigiamo verso il delizioso wat nokor, un moderno tempio theravadin costruito all'interno di un elegante edificio khmer dell'XI secolo, in un'interessante fusione sincronica di tempio nel tempio. dal portale posteriore se ne parte una piccola pista sterrata, che si infila tra le palme addentrandosi nella campagna fitta di risaie e villaggi senza tempo: la gente lavora nei campi o porta al pascolo bianche buddhiche mucche, mentre orde di bimbetti curiosi escono da scuola e ci rincorrono sgambettando. ci piove addosso letteralmente un “hello” ad ogni metro.



KOMPONG CHHNANG

questa piccola città fluviale ha due centri, uno sviluppato intorno al mercato e l'altro sul lungofiume, che si raggiunge percorrendo una via costeggiata da pittoresche case su palafitta. il mercato del porto è un trambusto di caos delizioso, una sequenza quasi kilometrica di bancherelle allineate che vendono frutta e verdura, altri generi di prima necessità, montagne di assi di legno e il vasellame di ceramica per cui la zona è famosa. processioni ininterrotte di barche, barchette e barconi affollano la riva, mentre colonne di portatori fanno avanti e indietro senza sosta trasportando di tutto. all'imbarcadero il traghetto locale è costantemente pieno di passeggeri in attesa di raggiungere le località a valle. noi passiamo ore a vagare su e giù e a curiosare lungo le passerelle, spingendoci fino a riva per molestare gli amichevoli scaricatori, e poi giungiamo all'approdo delle barchette a remi, dove incontriamo una deliziosa giovane donna vietnamita con la quale ci accordiamo per un giro fino ai villaggi galleggianti. lì si apre dinnanzi ai nostri occhi estasiati il mondo parellelo delle comunità fluviali, in cui a kompong chhnang è ancora più ammaliante addentrarsi data la totale assenza di tour e gruppi di turisti coi soliti telebiettivi invadenti. gli abitanti sono vietnamiti e tutti salutano dalle veranda delle loro coloratissime case galleggianti. 
 

PURSAT

altra città lungofiume con un bel mercato che si anima piacevolmente al tramonto e le vivaci sponde del fiume fitte di casette di legno, di gente che gioca a biliardo, di bimbi seminudi e nonnetti intenti nelle faccende quotidiane. poi poco lontano dal centro, lungo una strada secondaria dove i bimbi ti salutano a ogni passo, c'è il punto di partenza del bamboo train, il leggendario trenino costituito da una piattaforma di legno che viaggia su rotaie e azionata da un motore e una cinghia, che oramai è rimasto in funzione solo da queste parti e sta per venire soppiantato del tutto dai più moderni mezzi di locomozione e trasporto merci. la piccola stazione è più che altro un crocicchio con qualche ristorante e le immancabili bancarelle di caffè e stuzzichini. i treni fermi attendono di essere caricati per partire, così noi temporeggiamo chiacchierando coi passanti. quando anche l'ultimo sacco è posizionato a bordo i passeggeri si acccalcano sulle assi di legno scricchiolanti, l'autista accende il motore e poi si parte. la lentezza con cui il treno si addentra nella fitta campagna e attraversa foresta e risaie è un ottimo invito a godersi la leggiadria del panorama, fino a quando non si incrocia un altro treno che avanza nella direzione opposta. allora tutti insieme i passeggeri sollevano dai binari quello meno carico per consentire all'altro di proseguire e poi il viaggio riprende. è un'altro dei quadri commomenti e impagabili di vita cambogiana che ci riempiono occhi e cuore.



BATTAMBANG

battambang è uno di quei posti che stazionano come tappa obbligata sull'itinerario cambogiano della maggioranza dei visitatori. chissa poi perchè, dato che a nostro avviso non c'è alcunchè di speciale da segnalare. elegante città coloniale? in realtà è più piacevole girovagare per la via centrale di kampong cham. il bamboo train? beh, a dire il vero quello di battambang è attivo solo per il sollazzo degli stranieri e la comunità locale non se lo fila più da un pezzo.. insomma poco di degno di nota.




SIEM REAP

la città più turistica della cambogia invece è una piacevole sorpresa dal punto di vista architettonico e per l'amosfera rilassante a metà strada tra dolce esotica lentezza e movida turistica. ci aspettiamo un agglomerato poco gradevole di alberghi, agenzie, ristoranti, negozie di souvenir e strutture turistiche varie, e lo troviamo manco a dirlo, ma il centro è piacevolemente coloniale (certo più di quello di battambang), il mercato centrale ottimo per lauti banchetti a prezzi più che abbordabili e il lungofiume assai amabile. per il resto noi giriamo alla larga dai mercati notturni un po' troppo artificiosi, dai venditori di souvenir, dai ristoranti modaioli e dalla scena da bar-discopub simil-nostrana che poco ci attrae.



ANGKOR

la meravigliosa angkor, pur se lungi dall'essere la capitale maestosa che era un millennio fa, è uno spettacolo comunque imperdibile per la magnificenza delle rovine, per l'eccezionale maestria della decorazione artistico-architettonica e per la collocazione unica e oltremodo romantica nel bel mezzo della giungla cambogiana. l'area centrale è immensa e misura circa 6x15 km, anche se il complesso archeologico nella sua totalità occupa una zona ben più vasta, estesa su circa 400 km², e include templi e edifici lontani anche 40km dall'angkor wat.

lo sviluppo dell'arte khmer, la cui influenza ha plasmato anche le tradizioni di thailandia e laos, si articola in tre periodi principali: quello arcaico, anteriore allo spostamento della capitale ad angkor, quello classico o angkoriano e quello barocco, ovvero la fase conclusiva.
l'impero khmer è fondato nel 802 d.c. da jayavarman II, che riunisce sotto la sua egida i regni chenla e si proclama devaraja (dio-re) e chakravartin (sovrano universale, o "re le cui ruote del carro sono inarrestabili"), nella piena attuazione dell'assolutismo teocratico orientaleggiante. durante il suo regno si concretizzano i primi passi dell'architettura khmer, caratterizzati dall'aderenza al modello concettuale e costruttivo del tempio-montagna indiano, dove la torre centrale-monte meru è posta su una base a gradoni alla cui sommità sorge il santuario centrale, rivolto generalmente a est e associato al culto del devaraja.

il periodo classico vero e proprio ha inizio con la fondazione di angkor, la nuova capitale edificata attorno alla collina di phnom bakheng, ad opera di yashovarman I (889-900), cui si deve anche la costruzione del baray orientale, un immenso bacino destinato all'approvvigionamento idrico della città e all'irrigazione delle risaie. attorno all'anno 1000 suryavarman I avvia una vasta serie di opere nella capitale, tra cui il phimeanakas, il tempio reale, il grandioso palazzo imperiale e il baray occidentale. in questa fase, detta periodo bakheng, la struttura di base del tempio khmer è arricchita dall'aggiunta di cinque punte a quinconce sulla sommità della torre centrale, quattro verso i punti cardinali e una al centro. la torre centrale, pur rimanendo il fulcro del culto, perde strutturalmente importanza e intorno a essa si sviluppano spazi porticati, sovrastati da gallerie decorate, e torri più piccole in numero rispondente a schemi religiosi o astrologici, secondo un modello morfologico-simbolico che culminerà poi nell'angkor wat. il tempio più conosciuto di angkor fu eretto fra il 1112 e il 1150 da suryavarman II (1113-1150) e dedicato a vishnu: circondato da un ampio fossato e da imponenti mura perimetrali, riproduce fedelmente la concezione cosmologica hindu, per cui le torri centrali rappresentano il monte meru, dimora degli dei, le strutture secondarie le montagne che racchiudono il mondo e il fossato gli oceani che circondano l'universo.

 

il periodo barocco corrisponde al regno di jayavarman VII (1181-1218), al quale si deve angkor thom, la grande capitale cinta da mura di 3 km di lato, edificata dopo la sconfitta ed il saccheggio di angkor ad opera dei cham del vietnam nel 1177. al centro della cittadella si innalza il grande tempio-montagna del bayon, splendido esempio della fase khmer tarda, e intorno i palazzi del re e i centri amministrativi del governo. il suo regno segna l'adozione del buddhismo, prima mahayana e quindi theravada, come religione di stato e l'identificazione del sovrano nella figura di lokeśvara, il bodhisattva della compassione raffigurato nelle teste giganti del bayon. dopo la morte di jayavarman VII, intorno al 1219, l'impero khmer si avvia verso un inesorabile declino fino a che collassa definitivamente nel 1431 con l'invasione dei thai e l'abbandono di angkor, che rimane inghiottita nella giungla per secoli.

oggi il modo di gran lunga più appagante per perdersi tra le meraviglie angkoriane è acquistare il pass per 3 giorni o una settimana e girare in bici finchè non se ne può più! pur se senza un mezzo motorizzato è impossibile raggiungere i siti più decentrati e fuori mano, a meno di non bramare epiche pedalate di 60km, vagare per la giungla lungo i sentieri meno battuti per visitare i templi meno frequentati è di certo l'esperienza più degna di nota e quella che si rimembra con più nostalgia una volta che si è lontani. come sempre la maggior parte del flusso turistico si limita a dare un'occhiata, magari frettolosa, alle attrazioni principali e le zone più remote sono deliziosamente tranquille e molto molto più magiche dell'affolatissimo, eppure ancora splendido, angkor wat nella luce rosea del tramonto.

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